PALERMO – La chiusura da parte della Regione Siciliana di Sviluppo Italia Sicilia farebbe perdere il posto di lavoro a 76 lavoratori. Tanti sono infatti i dipendenti della società, ma la stima non considera le ricadute occupazionali che la chiusura della Partecipata avrebbe sulle aziende che sono nate grazie ai finanziamenti della Sis. Numeri impressionanti anche soltanto analizzando i dati dei tre incubatori.
La chiusura dell’incubatore di Catania farebbe chiudere i battenti a 15 aziende hi-tech, con 187 addetti, con fatturati che si aggirano attorno ai 16,5 milioni di euro. La misurazione del valore di un incubatore di imprese deve tenere conto del valore complessivo generato per il territorio in termini economici e sociali (fatturato delle aziende incubate, occupazione, gettito fiscale) e di potenzialità di sviluppo (processi di innovazione, logiche distrettuali). L’incubatore di imprese di Catania è situato nella zona industriale del capoluogo etneo e si estende su 7.500 mq coperti, di cui circa 5.136 mq a disposizione delle imprese. La maggior parte delle imprese insediate a Catania opera nei settori di attività (hi-tech), nove imprese su un totale di 15 sono fornitrici della STMicroeletrconic e della 3SUN (JV ENEL-SHARP-STM per la produzione di pannelli FV a tripla giunzione). Sviluppo Italia Sicilia gestisce anche due incubatori a Messina e a Termini Imerese.
L’interruzione dell’erogazione dei finanziamenti “Imprese di qualità” e “Imprenditorialità giovanile” metterebbe a rischio 130 aziende, per un totale di 130 milioni di euro di investimenti; oltre a provocare danni seri alla Sicilia per via della mancata certificazione della spesa comunitaria. Fa parte della graduatoria “Imprese di qualità” anche l’azienda di Sergio La Scala, “IPL Industria plastica La Scala” di Belpasso, in provincia di Catania, che con il piano di investimenti finanziato da Sviluppo Italia Sicilia ha inaugurato la produzione di un tubo che non era ancora prodotto da Roma in giù. “Abbiamo già investito circa il 70 percento dei fondi che abbiamo ottenuto – dice La Scala – e, certo, se Sviluppo Italia Sicilia dovesse chiudere saremmo costretti a stringere la cinghia e a valutare le ripercussioni”.
L’interruzione dell’erogazione dei finanziamenti per il lavoro autonomo, le microimprese e il franchising (Titolo II del D. Lgs. 185/2000) manderebbe in fumo oltre 20 milioni di euro di investimenti per un totale di circa quattro mila posti di lavoro in 800-1000 imprese. Questi incentivi sono riservati esclusivamente alle persone in cerca di occupazione, coprono il 100% del costo dell’investimento necessario alla realizzazione dell’attività imprenditoriale (50% a fondo perduto + 50% finanziamento a tasso agevolato) e vengono erogati con procedura a sportello sulla base della presentazione di un business plan, senza richiesta di garanzie reali: si premia in pratica l’idea creativa. Nel solo anno 2014 (al 30/09/2014), Sviluppo Italia Sicilia ha finanziato la nascita in Sicilia di 535 nuove imprese (microimprese e ditte individuali), erogato risorse finanziarie (statali e non regionali) per complessivi € 17.980.000, ha creato 3.702 nuovi posti di lavoro.
Fabrizio Garufi è uno dei 17 mila imprenditori siciliani che negli ultimi 10 anni hanno ottenuto un finanziamento da Sviluppo Italia Sicilia. Quando ha aperto insieme ad altri due soci Teclab Works a Catania, Garufi, 32 anni, una laurea in ingegneria elettronica, si occupava di consulenza bancaria per Accenture. Un posto sicuro, che ha lasciato perché il consorzio Medspin, composto da Sviluppo Italia Sicilia e dall’università etnea, ha finanziato con 120 mila euro, di cui 60 mila a fondo perduto, la sua idea: produrre dispositivi elettronici medicali e di video sorveglianza. L’azienda di Garufi oggi fornisce i sistemi utilizzati in sala operatoria integrativa all’ospedale Rizzoli di Bologna e Gaslini di Genova e ha chiuso l’ultimo bilancio con un fatturato di 500 mila euro. Dà lavoro a 7 persone. “Se chiudiamo Sviluppo Italia Sicilia cosa lasciamo aperto? – dice l’imprenditore dopo la conferenza stampa convocata dai lavoratori, che temono per il loro futuro -. Grazie a Medspin abbiamo avviato un’azienda e come me tante altre persone”.