Lo spiega la prima sezione penale nelle motivazioni della sentenza con cui ha respinto i domiciliari

Il processo e le dichiarazioni del collaboratore di giustizia.

Ci sono boss che condannano la follia mafiosa, mentre altri addossano la colpa al padre.

Parla Alfredo Giordano, l'ex direttore di sala del Massimo che collabora con la giustizia. Il caso Sucato.

Il pentito ha deposto al processo di Caltanissetta: "Confezionammo l'esplosivo per l'attentato in dodici bidoncini da 25 chili l'uno e ne usammo anche uno da 30-35 chili".

Giovanni Brusca (in una foto d'archivio), il sanguinario boss vicino a Totò Riina, mandante dell'omicidio del piccolo Di Matteo, collaboratore di giustizia, l'uomo che azionò il telecomando che uccise Giovanni Falcone e le altre vittime della strage di Capaci, ha beneficiato nei giorni scorsi di un permesso premio per trascorrere il capodanno con la famiglia.

Dopo Capaci i boss avevano progettato un "cambio di strategia".

Giovanni Pollari, boss di Cianciana, avrebbe approntato nelle campagne agrigentine una "prigionia" per il bambino, poi strangolato e sciolto nell'acido.

Continua la deposizione del pentito Giovanni Brusca, che parla anche dei rapporti con Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri, oltre che del fallito attentato dello stadio Olimpico contro i carabinieri. "La sinistra sapeva delle stragi".

Giovanni Brusca depone al processo sulla trattativa. E racconta la sua carriera criminale. Pezzo dopo pezzo.

Giovanni Brusca torna sul papello con le presunte richieste della mafia allo Stato.

La decisione è stata presa dagli avvocati per protestare contro la decisione della corte d'assise d'appello di Palermo di respingere la richiesta di acquisizione di un verbale di interrogatorio del pentito Giovanni Brusca che potrebbe scagionare il capomafia di Brancaccio dall'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Il pentito, interrogato a Rebibbia nell'ambito dell'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, ha ribadito che il destinatario dell'elenco con le richieste della mafia allo Stato era l'ex ministro dell'Interno.

Il gup Piergiorgio Morosini (nella foto), che avrebbe dovuto decidere sul rinvio a giudizio degli imputati del procedimento, ha disposto alcune integrazioni probatorie. Dunque niente camera di consiglio per decidere. Saranno sentiti Gianni De Gennaro, i pentiti Giovanni Brusca e Paolo Bellini. Calogero Mannino sarà, invece, giudicato con il rito abbreviato e sul suo caso sono stati depositati vecchi verbali che dimostrerebbero il suo ruolo nella trattativa.

Dichiarazioni spontanee del pentito all'udienza sulla trattativa: "Non sono stato io il primo a dire che la Sinistra sapeva".