Adesso c’è anche una data. E i deputati dell’Ars potranno iniziare a fare un po’ di conti. Il disegno di legge costituzionale sulla riduzione dei parlamentari siciliani da 90 a 70 (oltre a quelli sulla riduzione dei consiglieri di Friuli Venezia Giulia e Sardegna) è stato previsto all’ordine del giorno del Senato la prossima settimana, a partire da martedì 17 aprile. Lo ha stabilito all’unanimità la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.
La discussione dei disegni di legge che modificano gli statuti delle tre Regioni comincerà dopo le votazioni sul pareggio di bilancio in Costituzione. Cosa significa la fissazione della data? Significa che, quantomeno, si conosce l’avvio certo di un processo che prevede il doppio esame di Senato e Camera. E tra “un doppio esame e l’altro”, la legge prevede anche uno stop di tre mesi.
Ma adesso, la possibilità che alla prossima legislatura si elegga un parlamento siciliano non più di 90, ma di 70 deputati, è più concreta. “Una riduzione che abbiamo approvato noi – ha detto pochi giorni fa, ad esempio, il deputato Pd Pino Apprendi – e sulla quale non si torna certamente indietro”. Un’idea che non è condivisa da tutti i “colleghi”. Il taglio dei deputati, infatti, finirà per penalizzare soprattutto le province più piccole, dove i candidati del collegio in alcuni casi verrebbero dimezzati.
Così, non è escluso che, al di là della norma approvata all’Ars, in Aula si formi una specie di “lobby” che potrebbe puntare all’unica possibilità di sventare, almeno per la prossima legislatura, la riduzione dei deputati: le elezioni anticipate. Una situazione che si intreccia, ovviamente, con la vicenda giudiziaria del presidente della Regione Raffaele Lombardo. Il governatore, infatti, ha già annunciato le dimissioni un attimo prima della decisione del Gup o della sentenza in caso della scelta di rito abbreviato. E già nel Pd, al di là della questione riguardante la legge di riduzione dei deputati, è in atto una spaccatura tra chi pensa che Lombardo non possa far pesare a lungo sulla coalizione il peso del procedimento a suo carico e chi crede che il governatore debba andare avanti.
Non mancheranno le pressioni, quindi, per far quadrare i conti per tutti: dimissioni del governatore (con, magari, un salvacondotto a Roma in vista di elezioni politiche magari non lontanissime), voto anticipato con la salguardia del “90” all’Ars. “Si voterà a ottobre”, dicono ormai in tanti in Assemblea. Ma l’altra soluzione in vista di elezioni anticipate, è quella prospettata dal presidente della Commissione attività produttive Salvino Caputo: “C’è un bilancio da approvare. E ad oggi, metà aprile, – ha detto Caputo – siamo in alto mare. Il rischio che governo e parlamento vadano a casa per non essere riusciti ad approvare il bilancio è forte. Sarebbe la clamorosa fotografia del disastro di questo esecutivo di Lombardo. Sarebbe la prima volta nella storia dell’Isola”. E anche in quel caso, sarebbe salvo il 90 sulla ruota di Palazzo dei Normanni.