Perché vogliamo bene a Tania, perché il suo viso è rimasto intagliato nella corteccia dei ricordi, perché sui taccuini dei cronisti si dissolverà più lentamente, perché Tania Valguarnera – uccisa da un pirata della strada in via Libertà – resterà più a lungo in bilico sui bordi della nostra memoria, prima di scivolare giù? Nulla rimane sospeso con tanta forza, quando ci risulta estraneo; sopravvive, se racconta qualcosa di profondo. Questa ragazza sacrificata sul ciglio di una strada parlava d’amore: ecco l’albero della foglia volata via.
Si può dire di conoscere bene qualcuno a cui non abbiamo mai stretto la mano? Sì, a volte, meglio di coloro che ci passano di fianco ogni giorno. Capita con i personaggi che incontriamo a cinema e o in un libro, li amiamo e li odiamo per ciò che sono, come se ci fossero da sempre. Solo che la letteratura e i film appartengono alla verosimiglianza, la bellezza di Tania – invece – ha a che fare con la verità. E sentiamo proprio l’eco di una verità nel sorriso accennato della sua foto; un’intimità domestica vicina alle cose che ci piacciono, contigua alla serenità, ai luoghi in cui si torna la sera, per riposare.
E sappiamo che la vita di Gaetana Valguarnera – come l’abbiamo adocchiata su facebook – non sarà stata lastricata di esclusive gioie e incessanti sorrisi: questa è l’epoca del lavoro da inseguire, dai sogni che si costruiscono sulle barricate, un’età di crisi e di guerra non dichiarata. Eppure quel sorriso diffonde ancora la tenera saldezza di chi non molla mai la presa, senza rinunciare alla grazia.
Tania e Francesco: promessi sposi. Il lembo più luminescente delle cronache risiede nella scelta del fidanzato che ha messo l’abito bianco accanto a colei che avrebbe voluto tenere con sé. Ora nessuno più smarrisca la promessa dietro il gesto, il senso che contiene, la gioia di una ragazza che parlava d’amore con un ragazzo.
Era bellissima Tania, come certi alberi di cui si avverte una lancinante mancanza, se vengono strappati dal terreno da un colpo di ruspa o di vento.