PALERMO – Slitta di un mese il pagamento della Tari. Il comune di Palermo, forte di un parere della sua Avvocatura, ha infatti disposto di far slittare dal 30 aprile al primo giugno la prima rata della tassa sui rifiuti, in virtù del Decreto legge emanato dal governo Conte lunedì scorso. Una decisione per niente scontata: secondo la Ragioneria generale, infatti, lo slittamento valeva soltanto per la lotta all’evasione e non per l’ordinario, mentre l’Avvocatura ha chiarito che lo slittamento riguarda sia la riscossione coatta che quella ordinaria. I palermitani riceveranno nelle prossime settimane una lettera con un F24 già compilato, come da regolamento, segnalando però che il termine viene spostato in avanti di un mese, salvo ulteriori proroghe.
Tutto bene, dunque? No, perché il differimento è in realtà un problema per Palazzo delle Aquile. Ogni anno, a fronte di oltre 100 milioni di presunti incassi, il Comune riceve appena due terzi di quanto dovrebbe a causa dell’elevatissimo numero di evasori e morosi, dovendo così ricorrere alle anticipazioni di cassa per poter pagare i costi della Rap, che in teoria si dovrebbero coprire solo con la Tari. A questo si devono aggiungere sia gli extra-costi dovuti alla chiusura di Bellolampo, sia l’emergenza Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo produttivo e del lavoro.
“E’ una situazione delicatissima – afferma infatti il sindaco Leoluca Orlando – perché gli incassi della Tari sono indispensabili per far fronte alle spese del Comune, che comunque nel corso dei primi mesi dell’anno trasferisce alla Rap i fondi necessari. In questo momento non è pensabile chiedere ai cittadini di pagare tasse, in generale, ma certamente non è pensabile bloccare l’attività dei comuni per mancanza di liquidità. Per questo il Comune e l’Anci hanno chiesto al Governo nazionale di individuare forme adeguate di sostegno e flessibilità, che mettano gli enti locali in grado di operare in questa situazione di emergenza”.