Tari, stop sconti per chi differenzia: si rischia un buco da 12 milioni

Tari, stop a sconti per chi differenzia: si rischia un buco da 12 milioni

Sotto accusa il regolamento del 2014

PALERMO – Si rischia un buco in bilancio da 12 milioni di euro e così lo sconto sulla Tari a chi fa la differenziata, almeno per il momento, tornerà in soffitta nonostante gli annunci dei mesi scorsi. Ecco l’ultima tegola che cade sulla testa del comune di Palermo.

L’idea non è nuova ma, in teoria, è innovativa: premiare chi fa la differenziata con uno sconto sulla Tari, la tassa sui rifiuti. Una previsione che a Palermo esiste dal 2014 ma che per dieci anni è rimasta inattuata, finché il Comune non ha comprato le bilance annunciando lo scorso ottobre la partenza.

Peccato che lo sconto, pari al 30% della quota variabile, potrebbe mandare in tilt i conti del comune di Palermo con un ammanco di 12 milioni di euro l’anno, facendo saltare il piano di riequilibrio concordato con lo Stato. E quindi bisognerà fermare tutto, con buona pace degli annunci.

Lo sconto sulla Tari

Lo scorso 26 novembre il dirigente dell’Ufficio Tari ha inviato una nota allarmante all’assessore al Bilancio e alla Ragioneria generale. La missiva è nata da una riunione con Sispi e la Rap per mettere a punto il sistema che prevede che il cittadino, dotato di tessera sanitaria, si rechi in un centro di raccolta per pesare la frazione differenziata sulle sette bilance costate 80 mila euro. Al raggiungimento dei 200 chilogrammi l’anno, scatterebbe in automatico lo sconto in bolletta.

Il pericolo sui conti

All’atto pratico, però, è sorto un problema di non poco conto. Gli uffici, infatti, hanno sottolineato che servirebbe “un’attenta valutazione in termini di differenziale tra i proventi derivanti dalla differenziata e il minor gettito”. Insomma, bisogna capire se il gioco vale la candela.

Il gettito annuo della parte variabile della Tari, ogni anno, si aggira sui 40 milioni di euro, il che significa in media 180 euro a famiglia; lo sconto del 30% potrebbe quindi arrivare a costare 12 milioni, cioè poco meno di 60 euro a nucleo.

Una cifra che difficilmente si potrà recuperare rivendendo i rifiuti differenziati, per non parlare degli effetti che si avrebbero sul fondo crediti di dubbia esigibilità. Un pericolo che gli uffici avevano già rappresentato a inizio ottobre.

Alaimo: “Aggiornare il regolamento”

L’allarme è stato subito condiviso dalla Ragioneria generale che, appena due giorni dopo, ha scritto ad assessori e consiglieri per mettere in guardia sulle possibili conseguenze sul piano di riequilibrio che è all’esame della Corte dei Conti.

“Le criticità sono corrette e condivisibili, l’attuale regolamento risale al 2014 e in tutti  questi anni non ha mai trovato applicazione perché i centri non erano dotati di strumenti di pesatura – dice l’assessore al Bilancio Brigida Alaimo -. Inoltre il regolamento attuale non tiene in considerazione la normativa Arera, successiva al 2014, quindi al fine di applicare il sacrosanto e indiscusso principio di alleggerire la pressione fiscale sui cittadini virtuosi, potrebbe rendersi necessario un intervento del consiglio comunale per adottare un nuovo regolamento che miri alla diminuzione dei costi e a una più equa ridistribuzione delle spese”.

La proposta

La soluzione potrebbe essere quindi una modifica al regolamento secondo “un principio di proporzionalità che si basa su una semplice logica di equità – scrivono ancora gli uffici -. Più rifiuti riciclabili un’utenza conferisce correttamente, maggiore sarà il beneficio economico che essa riceverà sotto forma di riduzione della tassa sui rifiuti”. Non uno sconto fisso, quindi, ma proporzionale.

“A legislazione vigente, senza quindi, la previsione di idonei strumenti di controllo sulla procedura e senza i necessari adeguamenti, rischiamo di violare il piano di risanamento dell’ente e comunque di non rendere un servizio utile per i cittadini”, aggiunge l’assessore Alaimo.

Anche perché non è previsto al momento un sistema di controllo su chi porta i rifiuti al Ccr per la pesatura: in pratica la stessa persona potrebbe mettere sulla bilancia più volte gli stessi materiali, al fine di ottenere lo sconto.

Di Gangi: “Un’occasione persa”

“Anche questa volta, nell’amministrazione Lagalla la mano destra non sa cosa fa la sinistra – attacca Mariangela Di Gangi del Pd -. Sarebbe un’altra occasione persa per incentivare la differenziata che dovrebbe essere il nostro impegno principale in fatto di gestione dei rifiuti, oltreché un segnale chiaro”.

“Ma cosa possiamo aspettarci da una giunta che non si oppone alla costruzione di un inutile termovalorizzatore che, oltre ad essere una scelta anacronistica, comporterebbe persino un aumento dei costi a carico dei cittadini e delle cittadine, se le previsioni dello stesso piano rifiuti di Schifani si rivelassero corrette? – continua la consigliera -. Lo smaltimento dei rifiuti col termovalorizzatore costerebbe di più che in discarica. Ma chi si aspetta che il centrodestra faccia gli interessi pubblici è ormai solo un sognatore, è chiaro che le priorità sono altre, certamente non quelle di amministrare bene come sarebbero chiamati a fare”.

Il monito della Ragioneria

Il Ragioniere, inoltre, ha colto l’occasione anche per sottolineare che l’aumento della differenziata, previsto per legge e obbligatorio, non deve per forza tradursi in più spese per la città o per la Rap. “Tale impostazione risulta non solo infondata sotto il profilo gestionale ed economico – si legge nella nota – ma anche in contrasto con i principi normativi e strategici che regolano la gestione dei rifiuti”. La differenziata non è “ una scelta opzionale – rincara la dose la Ragioneria – ma una strategia imprescindibile che, se correttamente pianificata e attuata, non può tradursi in un aggravio di costi per la collettività”.

Insomma la differenziata dovrebbe permettere di ridurre i costi di smaltimenti in discarica, aumentare i ricavi dalla vendita del riciclato ai consorzi e ricevere finanziamenti. In pratica tutto il contrario di quello che succede oggi.


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