Il governo italiano inasprisce i toni della guerra alla plastica, e inserisce nella manovra 2020 la ‘plastic tax’ da un euro al chilo sugli imballaggi. La misura, prevista a partire da giugno dell’anno prossimo, sarebbe una delle poche del genere in Europa.
La tassa ha già fatto infuriare Confindustria, secondo cui “non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese”. L’importanza di un sostegno alle imprese nella transizione ecologica è stata sottolineata anche dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha proposto l’apertura di tavoli specifici al ministero dello Sviluppo economico.
“La tassa sulla plastica è una misura giusta e va fatta – replica invece il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –, anche se sarebbe opportuno modularla”. L’idea di Ciafani è di applicare la plastic tax a tutti i manufatti in generale, “ma certamente non per i manufatti che provengono dalla plastica riutilizzata e per quelli fatti di materiali compostabili. Dobbiamo penalizzare ciò che non va a riciclo in tutti i settori, dall’automobilistica all’edilizia”.
Greenpeace invece fa i conti e lancia l’allarme. “Se una bottiglia di plastica pesa 9 grammi, facendo un semplice calcolo, ci rendiamo conto ti quanto la tassazione rischia di rivelarsi inefficiente” spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento per l’Italia. “Lo scopo dovrebbe essere quello di tassare comportamenti nocivi per l’ambiente e non prettamente fiscale. Per fare questo, ovviamente, la tassa dovrebbe essere accompagnata da una serie di misure che ad oggi nel nostro Paese non sono ancora state adottate”.