"Infrastrutture non sono |uffici di collocamento" - Live Sicilia

“Infrastrutture non sono |uffici di collocamento”

"Le infrastrutture in Sicilia - afferma Giuseppe Ursino  (nella foto) - sono da sempre considerate non un catalizzatore di ricchezza ma uno strumento politico". Quasi pronto un grande evento dedicato al porto di Catania. E sulla declassamento dell'aeroporto l'imprenditore si toglie un sassolino dalla scarpa.

 

Il TAVOLO PER LE IMPRESE
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Giuseppe Ursino

CATANIA – Due candeline sulla torta per il Tavolo per le Imprese. Due anni di lavoro che hanno l’obiettivo di “far cambiare il passo e portare alla ribalta argomenti che per tanti anni sono stati dei veri tabù”. Giuseppe Ursino,  Presidente di JO e Facilitatore del Tavolo, non ha peli sulla lingua e se i primi 12 mesi sono serviti da “osservazione”, dopo il primo compleanno l’organismo, che raccoglie imprenditori da ogni fetta dell’economia catanese, ha intrapreso battaglie su temi rilevanti come quello delle infrastrutture, partendo dall’aeroporto di Catania che è stato il cuore delle attività per il 2013, anno dell’avvenuto “declassamento” da parte di Bruxelles.

Nel 2014 si accenderanno i riflettori sul porto. E’ già in cantiere, infatti, l’organizzazione di un incontro che metta a confronto tutti gli attori coinvolti, politici, tecnici e operatori economici.  “Le infrastrutture – afferma Ursino a LiveSiciliaCatania – in Sicilia purtroppo sono da sempre considerate non un catalizzatore di ricchezza ma uno strumento politico, dove collocare persone e posti di lavoro. Ora è arrivato il tempo di cambiare passo e per fare questo il territorio deve darsi una scossa. Bisogna, insomma, diventare finalmente adulti”. E parlando di porto Ursino afferma: “E’ l’emblema della follia della città. Potrebbe essere volano di turimo, invece è un fortino circondato da mura”.

Per il facilitatore de Il Tavolo per le Imprese bisogna fermare la parcellizzazione delle autorità portuali e puntare ad una gestione “bifocale dell’isola, con un’autorità portuale della Sicilia occidentale ed una orientale. Che – chiarisce Ursino – non deve avere per forza sede a Catania. Poi bisognerebbe – aggiunge – creare le occasioni affinchè ogni realtà si specializzi in un settore e, Catania, vista la vicinanza tra il porto e la città,  è sicuramente una scalo portuale a vocazione turistica, che potrebbe, anzi, dovrebbe puntare al settore diportistico e crocieristico”. Fare sistema è necessario, anche perchè è l’Europa che lo chiede. “Portare a due le autorità portuali  – incalza Ursino –  significa meno consigli di amministrazione, meno presidenti, meno persone stipendiate e quindi risparmio di soldi pubblici”.

Per fare questo, però, serve sempre quel salto di “responsabilità” che dipende da chi siede nella famosa stanza dei bottoni. Ursino non nasconde un certo tono di amarezza quando parla di tutte quelle “risorse europee che perdiamo e che si spostano da altre parti”.  Inutile ricercare responsabili da altre parti, perchè gli unici artefici di questo circolo vizioso sono stati e ancora sono seduti sulle poltrone delle Istituzioni. E l’imprenditore condanna tutte quelle operazioni che avrebbero potuto generare ricchezza e che per motivi burocratici o semplicemente politici sono stati bloccati. E snocciola alcuni esempi, come il polo oncologico dell’Humanitas, caso per Ursino “completamente travisato e poteva, invece, rappresentare una grande oppurtunità, in quanto portava un grosso investimento in Sicilia e, inoltre, poteva fermare i grandi viaggi della speranza nei centri oncologici del Nord Italia o all’estero”. L’attenzione dell’imprenditore si concentra anche in quel bando del turismo fermo nei polverosi cassetti della Regione dal 2011. Insomma, la Sicilia sembra una terra che si accartoccia su se stessa soffocando.

E allora da dove partire, anzi da dove ripartire? La risposta è sempre la stessa: le infrastrutture,  aeroporto in primis. E su questo punto Ursino si toglie un piccolo sassolino dalla scarpa: “Quando è arrivata la decisione di Bruxelles che inseriva Catania nella lista Comprehensive e non nella lista Core è stato detto che tutto dipendeva da parametri che tenevano in considerazione il bacino di popolazione della città, e siccome Catania non supera il milione di abitanti allora l’Unione aveva estromesso Fontanarossa dalla Core Network Ten – T. Sono stato zitto fino adesso – afferma – ma voglio sottolineare che questa non è la verità. Il declassamento alla lista Comprehensive è dovuto alla mancanza di una pianificazione di sviluppo infrastrutturale che prevede intermodalità”. Dai parametri fissati dall’Unione Europea nel classificare un’area nodo urbano primario che prevede una popolazione superiore a un milione di abitanti,  secondo i criteri della zonizzazione NUTS 3 la conurbazione di Catania supera ampiamente 1 milione, anzi per la precisione si aggira al milione e cento mila abitanti. (CLICCA QUI). “E’ per questo che bisogna sbrigarsi e portare a Bruxelles tutti i progetti in cantiere partendo dal collegamento ferroviario tra l’aeroporto e la città, allo sviluppo della metropolitana. Noi come Tavolo – aggiunge Ursino – possiamo solo promettere che vigileremo sulle azioni delle Istituzioni e della politica e saremo da pungolo, ma non spetta a noi fare questi passi”.

E per fare questo bisogna essere uniti. “Quando Bruxelles – continua l’imprenditore – ha ratificato il declassamento hanno alzato la voce solo i politici di Catania, ma in verità lo sviluppo dell’aeroporto di Catania non è una battaglia che riguarda solo la provincia etnea ma tutta la Sicilia Orientale”. Giuseppe Ursino si prepara ad un infuocato 2014: “Saremo pronti a dire le cose come stanno”. E l’imprenditore coglie la palla al balzo e comincia subito: “All’incontro di Tallinn dello scorso ottobre, dove l’argomento principe era proprio la rete Ten T, non ha partecipato alcun rappresentante della Regione Siciliana”.

 


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