CATANIA – Le recenti vicende giudiziarie, che hanno coinvolto i vertici della Tecnis, rischiano di avere ripercussioni sulla tenuta occupazionale dell’azienda. È questo il timore dei sindacati che hanno richiesto un incontro con i vertici dell’impresa per vigilare sull’aspetto occupazionale e sullo stato delle opere. “Sono tre i cantieri aperti nella città di Catania: due relativi alla Metropolitana e uno all’Ospedale San Marco”, spiega Giovanni Pistorio, segretario generale della Fillea Cgil etnea. “Sono circa quattrocento gli operai che costituiscono la forza occupazionale su Catania, in più ci sono catanesi che lavorano in altre zone della Sicilia: due cantieri a Palermo e uno a Messina”, dice Pistorio. L’eventualità di una interruzione dei lavori creerebbe, soprattutto nel capoluogo siciliano, anche numerosi problemi di tipo logistico. “In questo momento Palermo è una città sventrata, se dovessero bloccarsi i lavori, anche per una ventina di giorni, sarebbe un problema enorme”.
I sindacati etnei hanno inviato una nota unitaria chiedere che i dipendenti abbiano “la possibilità di poter continuare a lavorare” e che le opere siano completate nei tempi previsti. Pistorio sposa una linea prudente. “Allo stato delle cose non ci sono problemi di natura occupazionale, ma è chiaro che vista le condizioni del settore edile catanese temiamo sempre per la tenuta dei livelli occupazionale e per il completamento dei lavori”, argomenta il sindacalista. Ma aggiunge. “La Tecnis è un’azienda strutturata e dotata di un management interno che dovrebbe garantire di superare ogni situazione”.
La cautela comunque è d’obbligo soprattutto nel settore di riferimento, uno dei più colpiti dalla crisi. I numeri sono da capogiro e certamente preoccupanti: il numero dei lavoratori edili in provincia di Catania è passato da 2100 nel 2008 a 10000 nel 2014. “Abbiamo avuto un crollo occupazionale dal 2008 a oggi di circa il 60%”, dice Pistorio. C’è poi il nodo legalità. “C’è una grande tensione in positivo verso i temi della legalità e della trasparenza, quando ci sono interventi della magistratura e delle forze dell’ordine, si guarda sempre con grande interesse perché il mercato per essere appetibile, deve essere un mercato nel quale si possa agire”. “Chiediamo che sia fatta piena luce sui fatti perché più rapidamente agisce la giustizia, maggiore è certezza del diritto e più velocemente si può investire sui territori”, aggiunge.
Un aspetto non secondario. Spesso, infatti, l’illegalità è un deterrente rispetto agli investimenti soprattutto nel Mezzogiorno. “Il problema non è il costo del lavoro, molti investimenti non sono ritenuti inutili per via di fattori che turbano l’ambiente quelli malavitosi o quelli messi in atto criminalmente per l’aggiudicazione degli appalti: la trasparenza è in assoluto la prima cosa alla quale il settore edile deve aspirare”, argomenta il sindacalista. Soprattutto quando in ballo ci sono le opere pubbliche perché “i finanziamenti arrivano se i lavori, in fase di esecuzione, terminano in un determinato periodo; le opere rischiano di diventare incompiute in caso d’interruzione dei lavori”. E le operazioni di ripristino dei lavori hanno, per inciso, costi salatissimi.