Telefonini e servizi aggiuntivi | "Doppio click per proteggersi" - Live Sicilia

Telefonini e servizi aggiuntivi | “Doppio click per proteggersi”

Molti consumatori pagano per voci di cui non comprendono la provenienza. Il caso. LEGGI. 

Difendersi dalle trappole
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Navigando, tra un pop up e un altro, può succedere di sbagliare anche ai “marinai” più esperti: clicchi dove non dovresti, non te ne accorgi e ti ritrovi abbonato a qualche servizio digitale di cui non sospettavi nemmeno l’esistenza. News, meteo, oroscopo, ma anche video, suonerie, giochi. I servizi “premium”, a pagamento, che ti permettono di usufruire di contenuti digitali aggiuntivi e di personalizzare il tuo telefono sono centinaia. Ogni operatore ha i propri o si affida ad aziende terze per fornire sempre nuovi spunti ai propri clienti. È il caso di “Go Content”, il servizio di cui abbiamo parlato su Livesicilia pubblicando il racconto di un utente Vodafone che, probabilmente per una “sbandata” del dito sul touchpad, si è ritrovato a pagare fino a 40 euro al bimestre per qualcosa che non sapeva nemmeno cosa fosse.

Ma cos’è Go Content? Go Content è un servizio in abbonamento disponibile per clienti delle compagnie di telefonia mobile, Tim, Vodafone, Wind e H3G. Si tratta di un m-site (mobile site) per video, di proprietà della FreeVox S.A., società svizzera con sede a Losanna, che offre la possibilità di scaricare contenuti multimediali. Uno a settimana per 5 euro. Sulla base degli accordi con le compagnie telefoniche il costo del servizio è addebitato direttamente sul conto telefonico dei clienti o scaricato periodicamente dal credito residuo delle ricaricabili. La strategia più diffusa da queste società per concretizzare nuovi abbonamenti è proprio quella del pop up in navigazione, ovvero quelle pubblicità che sembrano schizzare fuori dallo schermo e che non si spostano fino a quando non clicchi sullo spazio esatto della “x” di chiusura e che se clicchi un poco più in là apre ancora nuove pagine. È così che migliaia di consumatori si sono ritrovati a dover pagare per voci di cui non comprendevano la provenienza. Un caso che si ripete sempre più spesso online e che ha spinto le compagnie telefoniche a difendersi, onde evitare di ritrovarsi sommerse di querele, reclami e richieste di rimborso.

Vodafone, per esempio, nell’ambito del progetto “We CARE”, ideato per consolidare e valorizzare il rapporto di fiducia con i clienti, ha messo in campo da oltre un anno la strategia del “doppio click” che consente al cliente di attivare i servizi digitali a pagamento, offerti da terze parti, solo dopo aver ricevuto e confermato informazioni relative al costo del servizio e alle modalità di disattivazione. “Da ottobre 2015 inoltre – spiega la Vodafone, dopo la nostra segnalazione – è stata lanciata l’iniziativa “Soddisfatti o Rimborsati Servizi Digitali” che offre una soluzione al problema dei Servizi Premium, a volte attivati involontariamente. Attraverso l’App My Vodafone, si possono gestire in modo autonomo questi servizi attivi sul proprio numero, controllarne il rinnovo e la spesa. Qualora il servizio fosse comunque stato attivato per errore, i clienti, sempre utilizzando la App My Vodafone, possono richiederne la disattivazione, il rimborso per alcuni casi e il blocco. Successivamente il cliente ha la possibilità di attivare il blocco selettivo in modo da non ricevere più addebiti indesiderati”.

 


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