Tensione tra consiglieri del Pd |Strano denuncia Ruffino - Live Sicilia

Tensione tra consiglieri del Pd |Strano denuncia Ruffino

Fioccano le querele tra gli esponenti democratici della prima circoscrizione.

prima municipalità
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uno screenshot della chat

CATANIA – Scontro tra democratici all’interno della prima municipalità. A colpi di querele, da oltre un anno ormai, va avanti una vera e propria battaglia, che vede schierati, da una parte, il capogruppo Pd al consiglio di quartiere, Giuseppe Strano, e dall’altra, l’esponente dello stesso partito, Davide Ruffino. Tutto nasce da una chat privata tra consiglieri della circoscrizione dove Ruffino, che sta conducendo una battaglia contro gli abusivi, viene apostrofato come “carcarazza”, per via delle denunce nei confronti degli irregolari.

Scatta la querela da parte di Ruffino che si risolve, però, in un nulla di fatto, non avendo ravvisato il giudice gli estremi  dell’ingiuria e della minaccia. “Le espressioni usate e riportate in querela – scrive il giudice – sebbene poco urbane, appaiono da ricondurre ad una grossolana critica dell’attività politica, ma sono prive di intrinseca attitudine a generare un reale e concreto timore per il destinatario”.

Motivo reale della questione, però, e oggetto della querela di Strano contro Ruffino, sarebbe la carica di presidente della terza commissione, di cui quest’ultimo era titolare tempo fa ma che avrebbe dovuto lasciare in seguito a rimpasto dovuto all’ingresso di un nuovo consigliere. Una ipotesi che Ruffino avrebbe voluto scongiurare e motivo per cui, secondo Strano, avrebbe chiesto le dimissioni dello stesso capogruppo Pd per, in cambio, ritirare la denuncia, ora archiviata, che avrebbe potuto danneggiare la carriera del consigliere Strano. Da qui, la contro-querela di Strano contro Ruffino, “per estorsione (art. 629 c.p.) e attentato contro i diritti politici del cittadino (art 294 c.p.)”.

Perché secondo Strano, Ruffino avrebbe pensato a questo disegno sin da subito, per ottenere la presidenza della terza commissione e per questo, avrebbe rifiutato qualsiasi tentativo di riappacificazione con il collega, nonostante le pressioni da parte del presidente della prima municipalità, Salvo Romano, dalla segretaria del circolo Pd centro storico, Adele Palazzo, e dalla commissione di garanzia del partito, alla quale si rivolge Ruffino per chiedere provvedimenti contro Strano.  

Per quanto l’organo di controllo del Pd “ha ritenuto che, pur in presenza di un fatto evidentemente spiacevole, non sussistano azioni tali da esigere un provvedimento nei confronti del compagno Giuseppe Strano. Tale decisione è stata assunta valutando anche la sentenza rilasciata dal Giudice di Pace il 3 Marzo 2016, con cui archivia la denuncia di diffamazione perché priva di contenuto in quanto le affermazioni di cui trattasi non hanno generato reale timore per il destinatario e quindi per la tua persona. Ciononostante, allo scopo di superare questa vicenda che ha visto incrinarsi rapporti personali con conseguenze negative di natura politica per il circolo di Catania Centro, la Commissione invita i Compagni Ruffino e Strano a ricomporre nell’ambito del loro ruolo istituzionale le divergenze di carattere politico che non possono ricadere su aspetti personali e che non trovano giustificazione nell’espletamento dell’azione politica da profondere quotidianamente per la cittadinanza”.

Un invito ribadito dal presidente Romano. “Non voglio entrare nel merito della questione – afferma – se riguarda rapporti personali o dispute interne al Pd. Quello che +è certo – aggiunge – è che entrambi sono due ottimi consiglieri, preparati e attenti ai bisogni del territorio. Per questo mi auguro si giunga presto a una tregua – sottolinea – anche per consentire il sereno proseguimento delle attività della circoscrizione”. Tregua che, però, appare molto remota. “Con questa querela – commenta Ruffino – sembra che Stano stia tentando di ricostruire la propria credibilità, dopo e le dichiarazioni pubbliche e private che ha rilasciato, che lo hanno messo in cattiva luce. Io comunque – conclude -la denuncia non la avrei mai ritirata. Con o senza dimissioni che avevo chiesto per il comportamento del collega in materia di abusivi”.


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