GELA (CALTANISSETTA) – Ha rischiato di essere ucciso. Volevano fargli pagare con la vita una rapina e l’incendio di una macchina.
Salvatore Sarchiello aveva sbagliato persona. Non avrebbe dovuto prendere di mira Francesco Saverio Barranco che nel dicembre 2010 si rivolge a Emanuele Palazzo per placare la sua sete di vendetta. Nelle conversazioni captate dai carabinieri restano impresse le fasi preparatorie di un omicidio, alla fine solo tentato. A salvare Sarchiello, un piccolo criminale gelese, probabilmente è stato l’arresto.
Barranco spiega a Palazzo di avere pronta un’arma col sirvizzu (“il silenziatore”). Palazzo sembra volere prendere tempo. È già intervenuto in prima persona per punire Sarchiello: “… gli ho fatto dare due botte”. Barranco, però, non è soddisfatto. Non gli basta una semplice lezione. Vuole che Palazzo porti Sarchiello in un luogo sicuro dove consumare la sua vendetta. Deve andarci da solo per evitare la presenza di scomodi testimoni. Quindi, Palazzo consiglia a Barranco di sparare un colpo solo con la pistola… “quella non dichiarata… pum pum… un solo colpo in testa”.