Sciopero di due ore, stamani, allo stabilimento Fiat di Termini Imerese. A proclamarlo sono stati Fiom, Fim e Uilm. I lavoratori, che sono rientrati in fabbrica proprio oggi dopo due settimane di cassa integrazione, protestano contro l’eventuale ipotesi di chiusura della fabbrica nell’ambito delle trattative in corso tra il Lingotto e la Opel.
Allo sciopero hanno aderito anche i lavoratori delle aziende dell’indotto.
“È incredibile che mentre la Fiat decide l’assetto industriale del futuro dell’auto in Europa e nel mondo, e il governo Usa e quello tedesco sono intervenuti per contrattare con la Fiat condizioni che non prevedano chiusure di stabilimenti nei loro rispettivi Paesi, il governo nazionale e il governo regionale stanno a guardare”. Ad affermarlo in una nota e’ la Fiom di Palermo che chiede al governo regionale “di svolgere appieno la propria funzione garantendo gli impegni assunti nell’incontro sindacale del 7 maggio”.
“Verificheremo – dice il segretario Fiom-Cgil di Palermo Francesco Piastra – se il presidente Lombardo garantira’ la presenza all’iniziativa sindacale del 16 maggio a Torino alla quale hanno aderito tutti i presidenti di Regione dove hanno sede stabilimenti Fiat. Verificheremo quali atti concreti saranno definiti per rendere competitiva la zona industriale di Termini Imerese, e quindi lo stabilimento Fiat e l’indotto, e quali risorse finanziarie la Regione mettera’ in gioco in tal senso. Inoltre, lo chiediamo da mesi e anche questo e’ uno degli impegni assunti il 7 maggio, verificheremo nei prossimi giorni quali risorse mettera’ a disposizione per finanziare strumenti integrativi di sostegno al reddito per i lavoratori in cassa integrazione”. La Fiom ricorda come i lavoratori della Fiat e dell’indotto, che oggi hanno effettuato due ore di sciopero – hanno trascorso, negli ultimi 8 mesi, cinque mesi di cassa integrazione con 800 euro al mese. “Ove non riscontrassimo avanzamenti sugli impegni assunti – annuncia Piastra – metteremo in campo iniziative di lotta in modo da riprendere le stesse modalita’ con le quali nel 2002 la comunita’ di Termini Imerese e tutte le forze sociali impedirono la chiusura dello stabilimento. Lo sciopero di oggi e’ solo un assaggio”.
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