Mezzi fermati e | targhe fotografate - Live Sicilia

Mezzi fermati e | targhe fotografate

Più uomini sorvegliano l'infrastruttura interessata dalle rotte per Turchia, Libia e Siria.

Terrorismo, controlli al porto
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CATANIA – Auto controllate una ad una. E targhe fotografate. Aumenta il livello di allerta anche per quanto riguarda il porto di Catania, altro obiettivo sensibile della città dove, in seguito agli attacchi di Bruxelles, si è alzata l’asticella dell’attenzione e sono state aumentate le verifiche. In particolare al varco di via Dusmet dove le automobili in ingresso e uscita vengono fermate per consentire le verifiche anche sui conducenti. Una misura predisposta dall’Autorità portuale, che va a rafforzare le iniziative prese all’indomani dell’attentato di Parigi.

Come spiega il commissario straordinario Cosimo Indaco. “Da tempo c’è un piano di sicurezza tra le varie forze dell’ordine – spiega – e l’Autorità portuale si è sempre messa a disposizione. È chiaro che, oggi, la situazione è da tenere maggiormente sotto controllo – prosegue – e che quello etneo è un territorio molto esposto”. La Sicilia orientale, spiega Indaco, è interessata dalle rotte verso la Turchia, la Siria, la Libia. “E’ il primo approdo – continua – ed è punto di confine, per cui l’attenzione è alta”.

In realtà, come confermano dalla Capitaneria di porto, le misure di sicurezza non sono state inasprite perché mai abbassate dopo gli attacchi di Parigi e gli standard sono molto elevati. Ma sono stati aumentati gli uomini anche da parte della Guardia costiera. Anche la polizia di frontiera ha aumentato il pattugliamento.

Insomma, l’allerta rimane alta anche al porto, nonostante lì vi sia meno movimento di passeggeri rispetto, ad esempio, all’aeroporto. L’inverso, però, sembrerebbe verificarsi all’esterno della struttura: quella portuale è infatti inserita profondamente nel tessuto cittadino. “Per questo – sottolinea Indaco – ho già chiesto al sindaco di procedere con il progetto di estendere la videosorveglianza all’esterno del porto, nelle aree cittadine limitrofe l’infrastruttura. Quello che è accaduto in Belgio – conclude – ci fa capire che i controlli vanno estesi a prima dell’accesso alle strutture sensibili”.

 


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