MESSINA- La Corte di Appello di Messina ha dimezzato le condanne di primo grado e deciso alcune assoluzioni nell’ambito del processo ‘Terzo livello,’ nato dall’inchiesta su una rete di interessi tra politici, consulenti, dirigenti e privati smantellata dalla Dda. Condanna a 4 anni per l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile e per Marco Ardizzone, due anni e otto mesi per Vincenzo Pergolizzi, un anno e otto mesi per Giovanni Luciano, un anno e 4 mesi per Antonio Fiorino, un anno e tre mesi per Daniele De Almagro, un anno e sei mesi per Carmelo Cordaro, Vincenza Merlino, Stefania Pergolizzi, Sonia Pergolizzi, Michele Adige e Teresa. Pena sospesa per Luciano, Fiorino, De Almagro, Cordaro, Adige, Merlino, Stefania, Sonia e Teresa Pergolizzi. Sono stati poi assolti completamente l’ex consigliere provinciale Francesco Clemente e gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone. Secondo l’accusa l’inchiesta aveva sgominato un comitato d’affari in grado di intervenire presso uffici comunali di Messina o aziende partecipate, affinché le istanze avanzate dagli imprenditori “amici” venissero portate a buon fine. Tutto questo per acquisire consenso anche in prospettiva elettorale.
Barrile al centro delle indagini
I pm spiegarono che l’inchiesta aveva rivelato uno “spaccato di rapporti inquietanti, nel quale l’ex presidente del consiglio Emilia Barrile operava, risultando dedita con sistematicità ad attività di pressione su uffici pubblici, finalizzata al pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo ad importanti imprenditori operanti nella città di Messina.
In una intercettazione l’ex presidente del consiglio dice al commercialista Ardizzone: “Io mi rendo conto che sono un personaggio un po’ importante a Messina e questa cosa un po’ mi sorprende. Vado negli uffici e le cose me le fanno, la gente si vuole mettere all’attenzione.
Pressioni indebite
In un episodio due degli indagati erano interessati alla vendita di un terreno comunale, per poi realizzare una palazzina in via San Sebastiano ad angolo con via Felice Bisazza, a Messina. La Barrile, con la complicità di Ardizzone, ne ha “sollecitato sistematicamente la trattazione presso gli uffici competenti, dando la garanzia che, nel caso fosse necessario il passaggio della pratica in Consiglio Comunale, sarebbe stata approvata, anche tramite escamotage irregolari, che lei suggeriva e tali da consentire di approvare la pratica, benché non fosse possibile una regolare imputazione contabile dell’entrata derivante dalla vendita dell’area comunale”. E, se fosse necessario, si rendeva “disponibile a presentare strumentali interrogazioni consiliari, per censurare l‘operato dell ‘assessore competente e del ragioniere generale del Comune.