PALERMO – “Preside, oggi ci sono 5 docenti assenti, non riusciamo a coprire tutte le ore di supplenza; dobbiamo dividere gli alunni e mandarli nelle altre classi”. E comincia la transumanza. Si smembrano i gruppi e si procede all’inserimento “coatto” nelle diverse aule, in barba alla sicurezza dei locali (numero massimo di alunni per aula) e alla didattica (percorso di apprendimento rivolto ad un gruppo già costituito che si è messo in assetto di lavoro operativo programmato). Siamo, però, in presenza di minori e la vigilanza è prioritaria rispetto ad altre esigenze pur importantissime. Io e le mie collaboratrici ci guardiamo sconsolate… un’altra ora di disservizi… ci vorrebbe una maggiore disponibilità dei docenti a restare a scuola per fare supplenze.
Ma non basta! La scuola deve restare aperta il più possibile anche nel pomeriggio ampliando la propria offerta formativa per “togliere i ragazzi dalla strada”, specialmente se operiamo in un territorio così detto a rischio… ancora una volta ci vorrebbero docenti competenti, disponibili e motivati.
E le attività sportive? Fondamentali per la crescita dei bambini e dei ragazzi! Ma chi se ne deve occupare? I privati tramite le associazioni sportive, le scuole calcio, eccetera? Oppure la scuola, specialmente se dotata di locali e attrezzature idonee, facendo ricorso alle competenze dei docenti disponibili?
E ancora: come, quando e con quali risorse aiutare il numero sempre crescente di alunni stranieri a migliorare le competenze nella lingua italiana, fondamentali per una vera integrazione? E come garantire le attività alternative alla religione cattolica?
L’elenco non si esaurisce qui. Una scuola riesce a svolgere le sue ampie funzioni formative soltanto con il supporto motivato e professionale del lavoro dei docenti che si mettono in gioco, che escono fuori dagli schemi, ma che è giusto incentivare anche sul piano economico.
Imporre un budget di ore aggiuntive obbligatorie non remunerate, farà anche risparmiare un po’ di soldi allo Stato, ma non è garanzia di un servizio di qualità. E non regge nemmeno il confronto con gli altri paesi dell’Unione europea, perché non sono comparabili le retribuzioni.
Nell’istruzione è venuto il tempo di investire.