Tornano i tetti all'Ars, con deroga |Ma l'intesa non c'è ancora - Live Sicilia

Tornano i tetti all’Ars, con deroga |Ma l’intesa non c’è ancora

Aggiornamento al 14 febbraio. Critici i 5 Stelle.

PALERMO – È quasi fatta per il ritorno dei “tetti” agli stipendi dei dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana. Seppur con deroga. Oggi il deputato questore Giorgio Assenza, delegato dall’ufficio di presidenza, ha consegnato la proposta ai sindacati. E sembra che l’intesa sia vicina. Assenza si dice fiducioso: “Ho riscontrato in gran parte delle sigle un atteggiamento di apertura”.

L’intesa prevede il ripristino del tetto a 240 mila euro, lordi, per gli stipendi d’oro dei 177 dipendenti del Parlamento siciliano. Ma il tetto massimo non riguarderà le indennità di funzione per i turni di lavoro notturni e festivi. Questa parziale deroga potrebbe consentire a qualche decina di impiegati di Palazzo dei Normanni di sforare il tetto.

 Il deputato questore Giorgio Assenza

“Dal calcolo degli stipendi lasceremo fuori le indennità di compensazione, produttività e quelle di importo fisso e variabile, per un totale di 250 mila euro lordi annui da spalmare a tutti i 177 dipendenti dell’Ars. Non verrà calcolata, invece, l’indennità di contingenza, perché troppo costosa”, spiega Assenza.

La deroga ottenuta dai sindacati ridurrà il totale del risparmio per il bilancio dell’Assemblea. Che non sarà più di un milione all’anno. Pe rla precisione, il risparmio previsto nel 2018 dovrebbe essere di 62mila euro (sono 23 i dipendenti che sfonderebbero il tetto quest’anno), di 850mila euro l’anno prossimo (quando i dipendenti sopra soglia sarebbero 32), e di un milione e 100mila euro nel 2020 (42 i dipendenti che supererebbero i limiti quell’anno).

Il personale dell’Ars costa circa 25 milioni di euro all’anno. La leggera riduzione di spesa di questi anni è stata compensata in negativo dall’aumento della spesa per le pensioni degli ex dipendenti, che hanno lasciato l’Assemblea con l’avvento dei tetti ottenendo assegni previdenziali pesantissimi.

Il precedente limite agli stipendi risaliva al 2014 e aveva durata triennale. Da gennaio di quest’anno i tetti – li sforavano solo una minoranza dei dipendenti dell’Assemblea – erano saltati. Adesso, dopo le polemiche legate anche alle dichiarazioni del presidente dell’Assemblea Gianfranco Miccichè, potrebbero tornare in vigore per un altro triennio. Il limite è 240 mila euro per i consiglieri, 204 mila per gli stenografi, 193 mila per i segretari, 148 mila per i coadiutori, 133 mila per i tecnici e 122 mila 500 euro per gli assistenti.

Sindacati e ufficio di presidenza si sono aggiornati alla mattina del 14 febbraio. E proprio nel giorno di San Valentino si dovrebbe finalmente addivenire all’intesa.

Per quanto riguarda, invece, i dipendenti assunti in seguito a un futuro concorso, la proposta dell’amministrazione prevede “che le indennità vengano comprese all’interno dei tetti degli stipendi – ha aggiunto Assenza -. I limiti stipendiali per i nuovi assunti saranno quindi di 240 mila euro lordi per i dirigenti, 172 mila euro per gli stenografi, 166 mila per i segretari parlamentari, 115 mila per i coadiutori e 99 mila per gli assistenti parlamentari”.

“Altro che tetti agli stipendi dei dipendenti, l’ufficio di presidenza, lasciando fuori dai conteggi le varie indennità, di fatto ha ritoccato verso l’alto le buste paga, tant’è che alcune figure arriveranno a percepire somme che oscillano intorno ai 300 mila euro l’anno”. Così commenta il gruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars. “Giocando sulle varie voci della busta paga e tenendo fuori dai tetti le varie indennità – dice Giancarlo Cancelleri –– l’ufficio di presidenza ha aggirato il limite di 240 mila euro, portando alcune retribuzioni di figure apicali a sforarlo abbondantemente”. Il M5S dunque ha espresso la propria contrarietà.

 

 

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