Tra speranza e sfruttamento |4 mila euro, il prezzo della fuga - Live Sicilia

Tra speranza e sfruttamento |4 mila euro, il prezzo della fuga

Il biglietto per un viaggio che potrebbe non avere un porto d'arrivo.

I retroscena dello sbarco
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CATANIA – La loro traversata in mare è durata quasi una settimana. Sono partiti dal porto di Abuchir, in Egitto, a pochi chilometri da Alessandria, il 25 gennaio. Il biglietto per arrivare in Italia costava dai 3 mila ai 5 mila euro. Hanno cambiato diverse imbarcazioni: prima in piccole barchette, stretti e costipati, fino ad arrivare al peschereccio più grande, che trainava un altro natante, dove sono stati sistemati nella stiva. Quattro giorni di navigazione e poi l’ordine: trasbordare nel barcone, con quello avrebbero raggiunto le coste siciliane. In balia del mare e del vento: nell’orizzonte si vedeva solo acqua. Poche ore dopo però sono arrivati i soccorsi: il profilo della corvetta Fenice si è delineato tra le onde sventolando la bandiera della salvezza.

E’ questo quello che emerge dai racconti di sei dei 175 migranti sbarcati due giorni fa ad Augusta e che erano imbarcati nella nave madre sequestrata, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, dalla fregata Eliseo della Marina Militare nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. Una ricostruzione che coincide con le azioni di monitoraggio partite la notte tra il 25 e il  26 agosto con l’avvistamento di due natanti che prendevano il largo dalle coste egiziane e poi il 29 gennaio un elicottero nel corso di un pattugliamento ha localizzato l’imbarcazione e il piccolo natante a circa 200 miglia a sud est del litorale siciliano e, come succede quasi sempre in questi casi, viaggiavano a convoglio: cioè la più grande trainava la più piccola.

Quando la barca con a bordo i migranti è stata sganciata e ha proseguito in direzione Sicilia, la nave madre ha cambiato rotta dirigendosi nuovamente verso l’Egitto. Ed è stato in quel momento che è scattata l’operazione di soccorso da una parte e di sequestro del natante, dall’altra. Prima di poter prendere possesso della nave madre, l’equipaggio ha tentato la fuga, tanto che c’è stato un inseguimento per alcune miglia marine: una volta a bordo l’equipaggio non ha opposto resistenza e alla domanda della provenienza della nave, visto che non batteva bandiera, hanno risposto che era egiziana.

Solo ieri pomeriggio la Nave Aliseo è attraccata al porto di Catania. Lunghissime le operazioni di foto-identificazione e notifica dei decreti di fermo a 14 presunti scafisti. Tra i 15 membri dell’equipaggio infatti c’erano tre minorenni e un tredicenne, che in considerazione dell’età non può essere imputabile di reato. La Squadra Mobile con il dirigente Antonio Salvago ha lavorato a stretto contatto con gli ufficiali della Marina Militare, sotto il coordinamento del sostituto procuratore della Dda Pasquale Pacifico.

I fermati tutti egiziani, oltre ai tre minori, sono stati trasferiti ieri sera a Piazza Lanza.  Sono indagati per sfruttamento dell’immigrazione clandestina: Mohamed Ab Altef, 29 anni, Sophy Ab D Alkram, 26 anni, Said Noaman Ahmad, 44 anni, Yalad Razk Razk Aliy, 25 anni,  Goda Abd Abd Altaf, 28 anni, Rao Mohamed Mohamed, 28 anni, Mohamed Apranam Ab Alhmad, 50 anni, Mohamed Gomihitsfk, 18 anni, Anour Asamanuormhomed, 24 anni, Garab Mhammed Hosonalssy, 48 anni, Ahmd Alsad Abd Lrahmn, 28 anni, Ragar Appo Mahamed Arafa, 31 anni. La convalida del fermo sarà valutata dal Gip D’Arrigo nelle prossime ore.

Dietro a questa operazione vi sarebbe un’organizzazione criminale con sede in Egitto che opera proprio nel traffico di essere umani dal Nord Africa all’Europa. Un gruppo ben inserito che riesce a captare uomini, donne e intere famiglie disperate e che sono in cerca di una via di fuga per ricostruirsi un nuovo futuro. In questa traversata con un barcone precario e non sicuro: prova ne sono le informazioni fornite dagli ufficiali della Fenice che hanno potuto vedere come il natante dopo poche ore di navigazione già imbarcasse acqua. I 175 migranti, tra cui nove bambini, erano per la maggior parte egiziani: sei erano siriani, un eritreo e un sudanese. Già una parte degli egiziani, arrivati al porto di Augusta dove sono stati accolti e visitati, sono stati rimpatriati.

 


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