PALERMO – “Non credo che la barca potesse essere salvata, io potevo chiamare il capitano prima e potevo aver chiuso prima i quattro portelli piccoli sulla prua”. Nelle parole di Matthew Griffiths, il marinaio di guardia la notte della tragedia, potrebbe esserci l‘origine della catena di errori umani su cui indaga la Procura di Termini Imerese e che avrebbe causato il naufragio del Bayesian.
Ad un anno di distanza ci sono ancora troppi dubbi. Il racconto di Griffiths e di altri testimoni ne aggiungerebbe altri. Uno in particolare, i superstiti collocano la tragedia 18 minuti dopo rispetto alla ricostruzione della Guardia costiera che si basa sul sistema satellitare di tracciamento, sul segnale di affondamento e sui filmati di cinque telecamere private. Il Bayesian è affondato alle 4:06.
“Stava arrivando una tempesta…”
Già dall’una, ora in cui è iniziato il suo turno di lavoro, Griffiths dice di aver visto “una tempesta che stava arrivando verso di noi ma fino alle 4 non ero preoccupato”. Ricorda che “erano aperti i tre portelli piccoli di prua”, “le scale che portano al fly bridge e al Lazareth che sta a poppa”. La procedura prevede che “quando la barca inizia ad arare dovevo chiamare il capitano” James Cutfield. Cosa che il marinaio fece “alle 4:10″ quando andò a svegliarlo in cabina. Allora il Bayesian, così racconta, è ancora dritto. Ed ecco il primo dato temporale che non coincide.
La sequenza della tragedia
La guardia costiera ha ricostruito una sequenza precisa. Alle 3:57 il veliero scarroccia verso destra in modo sempre più evidente, 25 secondi dopo le condizioni meteo iniziano a peggiorare come emerge dall’oscillazione dei ganci della gru di sollevamento di un cantiere dove c’è una delle cinque telecamere individuate dagli inquirenti.
Alle 3:58 e 20 secondi il veliero fa un movimento di rotazione in senso antiorario mostrando la prua verso l’inquadratura della telecamera. Alle 3:58 e 59 secondi il Bayesian effettua un ulteriore movimento di rotazione in senso orario riportando la prua al vento e mostrando nuovamente il mascone sinistro alla telecamera.
L’orario che non coincide
Alle 4:01 inizia a piovere in modo considerevole, le immagini perdono nitidezza. Alle 4:02 si vede però il Baiysean inclinarsi verso destra per la prima volta. Quarantacinque secondi dopo l’inclinazione aumenta ulteriormente.
Alle 4:03 la luce di testa dell’albero alto 75 metri scompare dalla vista, poi non è più visibile a nessuna delle telecamere puntate sulla rada di Porticello. Il messaggio automatico di affondamento lanciato da una sorta di Gps piazzato sul mega yatch viene captato alle 4:06 dalla stazione della guardia costiera di Bari. Eppure il marinaio dice di avere svegliato il capitano alle 4:10.
Nelle testimonianze, raccolte nei giorni successivi quando i quindici superstiti si trovavano al Resort Zagarella, il momento dell’affondamento viene collocato alle 4:24. Qualcuno ricorderebbe di avere guardato l’orologio alle 4:20 nel momento in cui l’albero toccò l’acqua. Stessa cosa alle 4:24 quando, secondo un testimone, ci sarebbe stato l’inabissamento.
Il comandante non riuscirà ad aprire la zattera di poppa, il primo ufficiale Tijs Koopmans ce la farà con quella di prua. Si salvano in quindici.
Perché il Bayesian è affondato? Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Raffaele Cammarano, continuano a ritenere che molte aperture non erano state chiuse, nonostante le previsioni indicassero l’arrivo di una tempesta.
“Non ero preoccupato perché pensavo che il capitano avrebbe avviato i motori e fatto le manovre corrette, ma non è andata così”, avrebbe aggiunto Griffiths agli inquirenti. Le indagini hanno accertato che i generatori e le pompe per avviare i motori sono stati attivati dall’ufficiale di macchina, ma non si è fatto in tempo a fare partire i motori.
Sette morti, tre indagati
Sotto inchiesta per naufragio colposo e omicidio plurimo colposo ci sono Griffiths, il comandante James Cutfield e l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton.
Nel veliero colato a picco in 4 minuti morirono sette persone: il magnate inglese dell’informatica Mike Lynch, sua figlia Hannah, Jonathan Bloomer, presidente di Morgan Stanley International, sua moglie Judith, Chris Morvillo, avvocato, e la consorte Neda, il cuoco di bordo Recaldo Thomas.

