PALERMO – Il mega-mutuo da un miliardo, in realtà, è di poco inferiore al miliardo: 953 milioni di euro. Spiccioli a parte. Un mutuo trentennale, quello che verrà acceso dalla Regione con la Cassa depositi e prestiti, dopo il voto favorevole, ieri, dell’Assemblea regionale. Nel dettaglio, 347 milioni andranno a Comuni e Province, mentre i restanti 606 milioni serviranno per pagare i debiti contratti dalle Asp.
Il mutuo costerà, solo per gli interessi (ridotti da circa il 4% al 2,7% grazie a un emendamento del centrodestra approvato in commissione bilancio) quasi 26 milioni di euro per il 2015 e oltre 25 milioni di euro per il 2016. E così via fino al 2044. Senza contare gli oneri in “conto capitale”, oltre 21 milioni di euro l’anno. E fanno oltre 46 milioni. Il mutuo da quasi un miliardo costerà ai siciliani oltre 1,3 miliardi di euro.
I siciliani “pagheranno” il mutuo grazie al mantenimento delle aliquote Irpef e Irap ai livelli – massimi – ai quali si trovano al momento. Aliquote che erano state innalzate nel 2007 nell’ottica del piano di rientro della Sanità siciliana che ha consentito prima con Massimo Russo, ora con Lucia Borsellino, di ripianare già due terzi del “buco”. Proprio per “riempire” quel buco, appunto, la Regione decise di aumentare l’Irpef di mezzo punto (dall’1,23 all’1,73%) e l’Irap dal 4,85% al 5,25%. Tasse che ammontano complessivamente, solo per il 2013, a circa 330 milioni. Quei livelli sarebbero mantenuti per i prossimi trent’anni, proprio per sostenere le spese del mutuo. Anche se la norma perevede, dal 2017 la possibile riduzione delle aliquote attraverso i risparmi e gli eventuali “avanzi” che derivano dal piano di rientro della Sanità.
“Quota parte del gettito derivante dalle maggiorazioni dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) e dell’addizionale regionale dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) – si legge infatti nell’articolo 1 del ddl approvato ieri – è destinato prioritariamente alla copertura degli oneri finanziari di cui alle anticipazioni di liquidità”.
Ma a chi andranno quei soldi? Quali sono le aziende creditrici nei confronti della Regione? “Abbiamo salvato tante imprese siciliane” ha commentato il presidente Crocetta dopo l’approvazione del ddl. Come detto, però, due terzi del mutuo sono destinati ai debiti contratti dalle Asp. Si tratta, quindi, per le “fette più grandi”, di debiti nei confronti delle grandi società del farmaco, di alcune multinazionali. Tra queste, ovviamente, la Roche che nelle sue due diramazioni (spa e “diagnostic”), che dovrà ricevere dalla Regione oltre 11 milioni di euro. Quasi quanto la Novartis Farma, azienda che ha sede legale a Novara, e a cui andranno circa 10 milioni. La romana Pfizer, invece, vanta un credito superiore agli 8,2 milioni di euro.
Crediti comunque superiori ai 5 milioni quelli vantati dalla Baxter (sede legale a Roma, credito di 5,8 milioni circa), la Dussman (Bergamo, 5,6 milioni), Abbott (7 milioni complessivamente tra le varie denominazioni riconducibili alla casa madre), GE Medical System Italia (multinazionale che vanta crediti per quasi 6 milioni di euro oltre al milione e mezzo della Ge Healthcare), Glaxo (società veronese: 5,2 milioni di credito), Msd (Roma) che vanta un credito di circa 5 milioni di euro così come la milanese Farmafactoring.
Un po’ sotto la soglia dei 5 milioni di piazza unvece una “big” come la Philips (4,3 milioni di euro), un po’ meno della romana Cofely (4,8 milioni). E la Regione ha debiti milionari con decine di altre società extrasiciliane tra cui la Abbvie (di Aprilia, 3,8 milioni), Air liquide sanità (milanese, 3,8 milioni), Amgen (milanese: 3,5 milioni), Artsana (di Grandate, nel milanese: 4,4 milioni), Elettronica bio-medicale (di Foligno: 3 milioni), Genzyme (di Modena: 3, 5 milioni), la Servizi Italia, azienda specializzata nelle attività di sterilizzazione: la Regione deve alla società che ha sede legale a Soragna, in provincia di Parma, oltre 4,3. Non mancano, poi, tra i debiti più pesanti, quelli per le utenze. La Regione restituirà all’Enel oltre 4,5 milioni e alla Telecom 3,7 milioni di euro.
E le aziende siciliane tanto care al governatore? Come detto, rappresentano la minoranza. Ma il mutuo porterà un po’ di ossigeno anche nell’Isola. Intanto, a una serie di cliniche. A Palermo, ad esempio, il mutuo consentirà di ripianare i debiti con la “Candela” (1,4 milioni), la clinica Andros (410 mila euro), la “D’Anna” (420 mila), la “Demma” (360 mila), la “Latteri” (490 mila), la “Maria Eleonora” (due milioni), la “Maddalena” (960 mila), la “Macchiarella” (560 mila), la “Noto-Pasqualino” (980 mila), la “Orestano” (970 mila), la “Serena” (1,8 milioni) e la “Torina” (900 mila). Debiti da saldare ovviamente nel resto della Sicilia dove a vantare un credito nei cofronti della Regione sono, tra le altre, la messinese “Cristo re” (1,5 milioni), la “Santa Barbara” di Gela (2,1 milioni). La Regione, poi, deve soldi anche all’Amap (un milione), alla Multiservizi (1,4 milioni), alla Seus (700 mila euro). Mentre altre aziende completamente private vantano crediti superiori al milione: la Giomi di Messina (2,3 milioni), la Pfe di Caltanissetta (3,8 milioni), il consorzio catanese “Sisifo” (due milioni e mezzo) e la palermitana “Servizi medicali” (1,4 milioni). Ai debiti della sanità, poi, andranno aggiunti quelli che fanno capo a Comuni, Province e Regione. La fetta più piccola, ma comunque “pesante”: circa 360 milioni. Dieci dei quali serviranno per pagare creditori del Comune e della provincia di Siracusa, due milioni i debiti del Comune di Palermo. Poco meno quelli di Gela (1,8 milioni).
Infine, il ddl prevede anche l’anticipazione finanziaria per Riscossione sicilia, una società che, stando alle parole in Aula dell’assessore all’Economia Roberto Agnello, “ha un tremendo bisogno di liquidità”. Il ddl destinerà 40 milioni, frutto degli introiti Iva che deriveranno proprio dai pagamenti alle imprese. Nonostante molte di queste non abbiano una sede legale in Sicilia. Somme che ancora non esistono, quindi. Ma che il governo è certo di incassare.