PALERMO – “Trovo inusuale questa procedura, si crea un brutto clima dentro un’istituzione democratica come la scuola mettendo i docenti nelle condizioni di dover fare da delatori accusando gli studenti”. Così l’assessore alla Scuola Barbara Evola commenta quanto succede in questi giorni al liceo Ninni Cassarà di Palermo, dove le forze dell’ordine sono intervenute per svolgere alcuni accertamenti dopo le occupazioni di novembre e dicembre scorsi.
“Possiamo riflettere se lo strumento dell’occupazione sia ancora utile, se non è stato fin troppo abusato, ma se non fosse stato per le occupazioni dei ragazzi e le proteste dei lavoratori della scuola che ci hanno creduto l’attenzione non sarebbe rimasta così alta – continua l’assessore – oggi, da una politica molto assente, si è passati a un’attenzione più forte. Ai ragazzi va riconosciuto questo merito, così come a chi ha continuato a protestare. Da qui a trasformare una scuola nella succursale di una Questura ce ne corre, mi auguro che il dirigente scolastico possa tornare sui suoi passi, avendo denunciato non solo l’interruzione di pubblico servizio ma anche la violenza privata. Gli interrogatori in presidenza non mi sono piaciuti, non parliamo di delinquenti, e senza neanche informare le famiglie. E’ un brutto clima, triste e inquietante. Quello che sta accadendo non lo ritengo opportuno, da docente e a maggior ragione nella mia veste di assessore”.
“I docenti che svolgevano la loro attività – dice Luigi Del Prete, professore del liceo e responsabile regionale dell’Usb – sono stati convocati in presidenza per rilasciare dichiarazioni, poi verbalizzate. Ci hanno chiesto di raccontare la prima giornata di occupazione, del perché non eravamo riusciti a entrare e se ricordavamo i responsabili. Il tutto in pieno orario di lezioni. Alcuni sono stati individuati e oggetto di un provvedimento da parte delle forze dell’ordine. Mi ero recato a scuola per insegnare, ma la scuola si è trasformata in una Questura per un paio d’ore”.