CATANIA – Avrebbero percepito indebitamente contributi pubblici destinati all’editoria per oltre 500 mila euro. Sono stati rinviati a giudizio per il reato di truffa aggravata Carlo Alberto Tregua, presidente del Cda di Ediservice, società editrice del Quotidiano di Sicilia, Filippo Anastasi, vicepresidente del Cda e Sebastiano Urzì, legale rappresentata di Eagle Services. Il processo si aprirà il prossimo primo dicembre davanti al Tribunale di Catania. A dare la notizia è l’agenzia Ansa. Il Gup Rosa Alba Recupido ha accolto la richiesta della Procura al termine dell’udienza preliminare che si è svolta il 20 dicembre scorso, ma la notizia si è appresa solo oggi.
LE ACCUSE. Anastasi, Tregua e Urzì sono accusati in concorso di aver simulato “la vendita di copie del Quotidiano di Sicilia- si legge nel decreto di rinvio a giudizio – alla Eagle Services, l’emissione di fattura della Eagle per prestazioni di servizi di consulenza mai forniti, l’inserimento nei conteggi degli abbonamenti copie che non sono distribuite a pagamento mediante abbonamento sottoscritto da un unico soggetto e quindi nell’indicare nelle istanze inoltrate dalle Ediservice srl per ottenere i contributi finalizzati al sostegno dell’editoria” per le annualità 2010/3014 “dati relativi alla tiratura, diffusione e distribuzione media giornaliera e ai costi di testata falsi” o comunque secondo la tesi accusatoria “non ottemperanti alla normativa vigente”. Questo avrebbe indotto in errore la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria nella determinazione del contributo pubblico da erogare e quindi procurando per sé un ingiusto profitto di 527.839 mila euro. Somme che sarebbero state percepite – da quanto accertato dalla Guardia di Finanza – in maniera indebita e con un corrispondente danno per la Pubblica Amministrazione. Alla società Ediservice è stata contestata la responsabilità derivante dal reato.
IL SEQUESTRO. Per questa stessa indagine, coordinata dal Procuratore Carmelo Zuccaro e dal pm Fabio Regolo, già lo scorso anno i finanzieri del Comando Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, avevano eseguito nei confronti della “Ediservice S.r.l.”, società editrice del “Quotidiano di Sicilia”, un sequestro preventivo disposto dal Gip etneo proprio in relazione all’indebita percezione di contributi pubblici erogati dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’indagine del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e repressioni frode comunitarie aveva consentito di accertare che 480.000 copie annue del quotidiano – formalmente cedute a titolo oneroso al Distributore Unico regionale – erano state in realtà direttamente consegnate dalla società editrice a due edicole di Catania e Palermo per essere distribuite gratuitamente e, proprio per tale ragione, non potevano rientrare nel computo dei parametri presi a base per la quantificazione del contributo.
LA DIFESA. Per dovere di cronaca, questo sequestro arrivò dopo un’annullamento del Riesame di un primo provvedimento. La decisione del Tribunale era arrivata dopo il ricorso presentato dagli avvocati Carmelo Calì e Antonio Bellia, difensore dei vertici di Ediservice, che sin dal primo momento hanno respinto gli addebiti e dichiarato “che non vi è mai stata alcuna irregolarità”. Ediservice precisava attraverso una nota che “l’attività ispettiva ha accertato che la distribuzione di 480.000 copie annue del quotidiano è stata effettuata a titolo oneroso mediante contratto di scambio” e che “sarà dimostrato che non sono state cedute a titolo gratuito”.