Turano e il "dopo Montante" | "Ora in assessorato c'è la politica" - Live Sicilia

Turano e il “dopo Montante” | “Ora in assessorato c’è la politica”

Intervista a Mimmo Turano. "Finanziare quante più imprese possibili. Birgi: i Comuni entrino nella proprietà".

L'intervista
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PALERMO – L’obiettivo è spendere i fondi europei. Serve una buona rincorsa e uno sprint deciso e Mimmo Turano, assessore regionale alle Attività produttive, ha fissato obiettivi ambiziosi da qui a fine anno. In un assessorato di cui nelle settimane scorse si è parlato soprattutto per le vicende al centro dell’inchiesta su Antonello Montante, per l’influenza esercitata sulla struttura di via degli Emiri dall’ex presidente di Confindustria Sicilia. “Penso che l’attenzione debba essere concentrata sulle competenze che ci sono in questo assessorato e non sulle vicende che lo hanno riguardato indirettamente – commenta Turano -. E’ un assessorato che che se funziona bene può determinare la crescita economica della Sicilia. Credo che in questi mesi abbiamo conquistato un pezzettino di credibilità con gli imprenditori. Al momento del nostro insediamento c’erano zero imprese finanziate, rimodulando la spesa alla fine dell’anno arriveremo a un numero di imprese finanziate tra 1.000 e 1.500”.

Quando dice ‘finanziate’ a che fase si riferisce?

“Parlo degli anticipi dei decreti di finanziamento. Siamo certi che gli imprenditori risponderanno molto bene. Su alcune misure stiamo finanziando tutte le istanze presentate senza ricorrere al click day, che è un sistema infame, diciamolo pure”.

Come state procedendo in questa rimodulazione?

“In alcune misure abbiamo rimodulato la spesa secondo il parametro del gradimento degli imprenditori. Ad esempio, c’era una misura con 30 milioni di euro per la quale erano pervenute 1.169 istanze e una con 70 milioni con 537 istanze. Noi, avendo la disponibilità di altri 150 milioni, ne abbiamo messi 100 dove erano arrivate il doppio delle domande”.

Lei ha parlato di un obiettivo di 758 milioni da certificare.

“All’insediamento eravamo a 7 milioni. Devo precisare che la spesa riguarda l’intera Regione non soltanto il mio dipartimento”.

E nel suo dipartimento qual è l’obiettivo per fine anno?

“Tra i 150 e i 200 milioni. Voglio ringraziare la struttura dell’assessorato. Non ho trovato né una struttura malata né una struttura complice. Un dipartimento sano, forte, credibile. Se raggiungeremo l’obiettivo sarà solo grazie ai funzionari dell’assessorato e al personale dell’assistenza tecnica, che lavorano dalla mattina alla sera”.

E lo raggiungerete l’obiettivo?

“Non so se ce la faremo. come tutte le grandi scommesse, essendo partiti quasi da zero, abbiamo messo l’asticella a un livello molto alto. Però sono molto soddisfatto di come stiamo andando”.

Come vanno i rapporti con le associazioni degli imprenditori?

“Come tutti i rapporti, questo è stato tutto sommato altalenante. Le associazioni di categoria forse non erano più abituate a un confronto serrato con la politica. E io sono un politico, non me ne vergogno. Nessuno ha mai pensato di compiere atti di prevaricazione ma nessuno ha mai permesso di ignorare l’indirizzo politico dell’assessore”.

Si può dire che negli ultimi anni il rapporto aveva avuto dinamiche infelici.

“C’era una commistione di ruoli che non ha permesso più di capire qual era il ruolo delle associazioni e qual è quello della politica”.

E questo per una debolezza della politica?

“Certo. Alcune nomine non venivano decise dalla politica. Però io non guardo al passato e non giudico quello che si è fatto. Sto attento agli obiettivi che mi sono prefissato. Cioè finanziare quante più imprese possibili, valutare la qualità dei progetti e tornare a dare certezza in tempi brevi. In una sola parola: dare credibilità di nuovo all’assessorato alle Attività produttive”.

Nella scorsa legislatura dall’assessorato arrivò un disegno di legge molto articolato di riforma delle Attività produttive, che però si arenò all’Ars. Si potrà riprendere questo percorso in questa legislatura?

“Non c’è dubbio che bisogna mettere mano a una riforma. Ma l’obiettivo di certificazione della spesa al 31 dicembre è stato prioritario. Nel mezzo abbiamo fatto approvare dall’Aula qualche legge di riforma come quella che mette ordine nella grande distribuzione. Prima funzionava così: il profitto era dei privati e i problemi della politica. C’erano autorizzazioni date a gruppi che non realizzavano i lavori. Poi partivano le proroghe. La nuova norma dice che se non realizzi nei termini previsti, l’autorizzazione decade. Dopodiché, i Comuni che non hanno il piano commerciale approvato non possono indire le conferenze di servizio per le grandi strutture di vendita. Abbiamo anche introdotto l’obbligo di realizzare colonnine per le macchine elettriche nelle nuove strutture di vendita, per incentivarne l’uso. Poi è stato approvata nel collegato alla finanziaria anche la norma che permette l’effettiva liquidazione delle Asi, passando da undici a due commissari. E abbiamo introdotto il principio che in fase di liquidazione delle proprietà dei consorzi, la Regione possa esercitare il diritto di prelazione”.

Per fare cosa?

“Perché è mia volontà accelerare l’istituzione della zona Zes e di ubicarle in terreni di proprietà delle Asi. In poche parole, valorizzare il patrimonio della Regione”.

Come guarda ai provvedimenti del governo nazionale sui temi di sua competenza?

“Il cosiddetto ‘decreto dignità’ parte da premesse giuste, cioè di dare delle risposte a generazioni che hanno il precariato e la precarietà come orizzonte, ma mi sembra fornisca risposte contraddittorie e che rischiano di danneggiare seriamente le imprese. La risposta alla precarietà non può essere un atteggiamento punitivo nei confronti delle imprese, specie quelle in difficoltà. In particolare credo che oggi la sfida non sia quella di costringere le imprese a rimanere in Italia ma di creare le condizioni per favorire l’insediamento di nuove”.

Guardando al suo territorio, come vede il destino dell’aeroporto di Birgi? Negli ultimi giorni sono arrivate buone notizie, ma basteranno queste a garantire un futuro allo scalo?

“L’obiettivo è arrivare a due milioni di passeggeri. Se investi solo in ricapitalizzazione, ti troverai solo altri debiti. Bisogna piuttosto investire in co-marketing per incrementare il traffico. La Regione a questo proposito ha stanziato i fondi per Birgi e per Comiso. La palla ora è nelle mani dei sindaci: prima di pensare a qualsiasi privatizzazione o fusione con Palermo bisogna chiedere ai sindaci di entrare nella gestione”.

Il presidente Musumeci pensa piuttosto a un’unica società di gestione per tutti gli scali siciliani.

“Ma proprio per garantire il percorso di fusione tra società, mi sento più sereno se i sindaci del territorio sono nella compagine proprietaria. Sono certo che i sindaci coglieranno la palla al balzo. D’altro canto, che cosa c’è di strano? L’aeroporto di Palermo è di proprietà anche del Comune di Palermo e del comune di Cinisi”.

Lei in giunta rappresenta l’Udc. Ma come sta il suo partito?

“Gode di sana e robusta costituzione. L’ultimo risultato siciliano ci ha dato un consenso del sette e mezzo per cento. In Sicilia abbiamo vinto grazie all’autorevolezza di Musumeci e alla compattezza della coalizione. È stato premiato l’insieme di una proposta politica e di un presidente senza scheletri. Se penso a quello che è successo pochi mesi dopo alle Politiche sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto”.


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