L’ultima immagine dell’Ars prima della pausa estiva è quella dell’assessore all’economia Gaetano Armao che, sorridente e sereno nonostante fosse quasi la mezzanotte di una giornata politica incandescente, ringraziava maggioranza e opposizione, commissione e governo per il “buon senso” mostrato di fronte all’approvazione dell’assestamento di bilancio, del credito d’imposta e dei finanziamenti alla Formazione. In quel momento, Marco Venturi non era in Aula. Era già andato via. Deluso e adirato. Il “buon senso” di maggioranza e opposizione aveva appena ucciso la “sua” riforma delle Asi.
Una riforma che piaceva a tutti, inizialmente. E che ha finito per ricevere il voto contrario praticamente di esponenti di ogni partito all’Ars. Il “partito trasversale di Lombardo”, come lo ha definito Pino Apprendi che col suo Pd garantisce al governatore la maggioranza. E a niente sono serviti, per “salvare” la legge di Venturi, i tanti emendamenti che trasferivano nelle mani di Lombardo le competenze che il ddl prevedeva fossero dell’assessore. Alla fine, quel partito “trasversale” si è messo davvero di traverso. Sollevando persino, con l’Udc, il “caso” di Alfonso Cicero, segretario particolare dell’assessore nominato pochi giorni fa a capo di una delle Asi (quella di Caltanissetta) che la riforma puntava a sciogliere. La riforma quindi è tornata nel cassetto. O meglio, è volata direttamente nel cestino. A Venturi è rimasta una “notte di riflessione” per capire se fosse il caso di farsi da parte. E’ rimasto “per continuare a combattere questa battaglia”. E davvero di battaglia, si deve parlare, per questo mandato dell’assessore.
Un mandato che puntava a coinvolgere la Confindustria siciliana nell’esecutivo di Lombardo. Sebbene l’associazione di imprenditori abbia sempre guardato con distacco all’esperienza di Venturi nel governo. Un’esperienza che ha vissuto momenti assai critici, di scontro più interno che esterno. E davvero interno è quello che ha visto Venturi ai “ferri corti” col dirigente generale del suo assessorato, Marco Romano. Voluto direttamente dal presidente e non gradito all’assessore, Romano, secondo l’assessore, avrebbe dovuto lasciare l’assessorato a causa del venir meno del “rapporto di fiducia”. Di un paio di mesi fa l’aut-aut: “O va via lui o vado via io” aveva tuonato l’assessore. “Io non me ne vado”, replicava il dirigente. Mentre Lombardo incassava la rabbia di Venturi e decideva di lasciare tutto com’è. E Romano è ancora al suo posto.
Del resto, già nel febbraio di quest’anno, tra il governatore e Venturi non c’era, per usare un eufemismo, una identità di vedute. Sull’accordo tra Fiat e Regione per il rilancio di Termini, infatti, mentre Venturi definiva un “punto di svolta positivo per la politica industriale in Sicilia” il progetto avanzato da Marchionne, Lombardo era assai meno “benevolo” nei confronti dell’ad Fiat: “La sola collaborazione che vogliamo è che non si faccia più né vedere né sentire da queste parti”. Non a caso, dopo la giunta di governo nella quale si è discusso dell’argomento, a prendere il volo per firmare l’accordo a Roma, non è stato Venturi, assessore al ramo, ma lo stesso presidente Lombardo.
Una piccola “vicenda Asi” è invece quella del “ddl sul Commercio”, che ha incontrato, nei primi mesi di quest’anno, l’ostruzionismo dell’Assemblea, arrivata persino a presentare la bellezza di 240 emendamenti e costringendo così Venturi a rimandare in commissione più volte il testo. Quel ddl non ha mai visto la luce. Nel frattempo, però, Venturi doveva sobbarcarsi gli attacchi di due ex alleati di Lombardo, Gianfranco Micciché e Pippo Gianni. Entrambi, prendendo spunto dalle aspre critiche del governatore al settore imprenditoriale siciliano, hanno provocatoriamente chiesto a Venturi: “Da che parte sta l’assessore? Col governo o con gli imprenditori?”. A queste richieste, ovviamente, seguivano gli inviti a uscire dall’esecutivo.
E per la verità, la tentazione di uscire dal governo a Venturi non è venuta soltanto due giorni fa, dopo l’affondamento della riforma delle Asi. Già nel marzo del 2010, riferendosi alla burocrazia regionale, l’assessore affermava: “Se le cose non cambiano potrei anche andare via. Ci sono 3 o 4 persone che da sole decidono tutto. Le riforme predisposte finora non bastano”. Insomma, guerra alla burocrazia regionale E non è un caso, forse, che lo scontro più forte all’interno dell’esecutivo, Venturi lo abbia avuto con chi, prima di diventare assessore era proprio un superburocrate: Pier Carmelo Russo, assessore alle Infrastrutture. Motivo della polemica, stavolta, il progetto del rigassificatore di Porto Empedocle, bocciato dal Tar a causa, secondo Pier Carmelo Russo delle “istruttorie incomplete e frettolose, da parte dell’amministrazione regionale”. Di Venturi, insomma, che replicò secco: “Per l’ex burocrate regionale, baby pensionato, ora prestato alla politica è dunque ragionevole un lasso di tempo di sei anni per rilasciare un’autorizzazione. Perché sono proprio sei anni – disse Venturi – il tempo trascorso prima che si arrivasse alla fase conclusiva dell’iter autorizzativo per il rigassificatore di Porto Empedocle”. La polemica non si spense e necessitò dell’intervento “moderatore” del presidente Lombardo.
Di questi giorni è la decisione del Consiglio di Stato che ha dato il via libera ai lavori del rigassificatore. Una rivincita per Venturi. Una delle poche, in un mandato iniziato già tra le polemiche relative alla sua presunta incompatibilità con la carica di presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, sollevata dall’Udc e dall’allora “Pdl lealista”. Ma assai più rovente fu quella con Cascio, a causa della della decisione del presidente dell’Ars di ritenere inammissibile un emendamento di Venturi alla legge su lavori pubblici ed edilizia: “Io mi chiedo quali interessi abbiano spinto il presidente Cascio – disse allora Venturi – a non accettare la proposta di abrogazione. Applicare rigidamente il regolamento nei confronti degli avversari – aggiunse – e invece, per gli amici, interpretarlo, è tutt’altro che onorevole”. La replica di Cascio fu furente: ““Mi sconvolge e mi indigna che il capriccioso assessore Venturi – disse – a distanza di ben sei mesi dal suo ingresso in giunta, dimostri di non avere neanche la più pallida idea dei meccanismi democratici che reggono un parlamento, del suo funzionamento e delle sue regole. Si vergogni e si dimetta, perché è lui che è scandaloso”.
Da quel giorno, di cose ne sono cambiate. Framcesco Cascio afferma di “essere dispiaciuto per l’assessore Venturi” a causa del naufragio della riforma delle Asi. Ne è passato, in effetti, di tempo: era il 29 maggio del 2009, quando Lombardo annunciava il suo “governo-bis”. Tra le new entry, oltre a Caterina Chinnici, i “tecnici” Marco Venturi e Gaetano Armao. Quest’ultimo, due giorni fa, ringraziava, sereno, l’Ars per il “buon senso” mostrato in Aula. Venturi, invece, era già andato via. Il “buon senso” dei deputati aveva appena affondato la sua ultima riforma.