A Caltagirone e a Milano, l’Italia intera sembra aver ritrovato il suo spirito di “Liberi & Forti”. Da Tajani a Prodi passando per Renzi i, tutti si affrettano a inneggiare a Don Sturzo, a cercare il vessillo del Centro, a reclamare una rinnovata identità cattolica.
Ma c’è un dettaglio che sfugge a tutti questi “cultori” del pensiero sturziano: le parole dell’appello del 18 gennaio 1919, che parlano di “tutti i liberi e forti, senza pregiudizi né preconcetti”. Eppure, sembra che i pregiudizi e i preconcetti abbiano preso il sopravvento.
Impossibile ignorare ciò che sta accadendo: la Democrazia Cristiana sta crescendo, raccogliendo consensi, e innescando un cambiamento politico che nessuno si aspettava. Eppure, molti continuano a fare finta di non vederla, magari voltandosi dall’altra parte, come se l’inarrestabile ascesa della Dc fosse un fenomeno che non riguarda loro.
Ma la verità è che, mentre si celebra l’inaugurazione dell’ologramma di Don Luigi Sturzo presso l’ex carcere borbonico di Caltagirone, la vera essenza della Democrazia Cristiana non si limita a un’immagine, a un simbolo chiuso in un museo. La Dc è viva, è libera, e nessun pregiudizio, nessun preconcetto potrà fermarla.
Questo movimento, che è rinato tre anni fa proprio con le elezioni Caltagirone, è ormai inarrestabile. Non si tratta di nostalgia, ma di un risveglio politico che si alimenta di speranza non solo dei Cattolici e lo fa con coraggio e una visione chiara per il futuro dell’Italia.
A chi è ancora distratto o prigioniero di vecchi schemi, diciamo: il futuro non si ferma davanti ai vostri timori o alle vostre convinzioni. La Democrazia Cristiana non è un ricordo, ma una forza viva che saprà scrivere la storia del nostro tempo.
L’autore è segretario regionale della Dc