PALERMO – Chi lo conosce da tempo come il tecnico della Primavera Giovanni Bosi o i baby compagni come Marson, Punzi e Giuliano sapevano che anche al cospetto di campioni navigati come quelli del Milan avrebbe dimostrato, a dispetto dei suoi 18 anni, tutto il suo talento nell’esordio assoluto in serie A nel suo stadio, il ‘Barbera’. E Simone Lo Faso, attaccante classe ’98 cresciuto nel settore giovanile dei rosanero, nello spezzone di gara che Roberto De Zerbi gli ha concesso nel secondo tempo contro i rossoneri non ha sorpreso nemmeno il patron Zamparini che fin dalle prime gare con gli allievi ha letteralmente stregato il presidente friulano sempre convinto di mantenere in Sicilia il talento nato e cresciuto proprio a Palermo.
A restare di stucco delle prime giocate da giocoliere del 18enne nella massima serie, che sulla maglia porta il numero del suo anno di nascita, semmai è stato proprio il pubblico di casa che fino a quel momento aveva ammirato il talento nostrano solo nelle sfide con la Primavera, anche qui utilizzato col misurino dal tecnico Bosi per non bruciare il baby talento, e sopratutto durante il Torneo di Viareggio in cui Lo Faso e compagni sfiorarono l’impresa contro la Juventus in finale e poi proprio nei play off del campionato Primavera vennero eliminati in semifinale dell’Inter di Vecchi.
Per il salto di Lo Faso in prima squadra si è trattato dunque d’aspettare solo una stagione con Davide Ballardini che lo ha aggregato al ritiro estivo in Austria e successivamente convocato per l’amichevole contro il Marsiglia e poi per la sua prima, e fino a domenica unica, gara ufficiale in Coppa Italia contro il Bari. Anche in quel caso al talento cresciuto tirando calci ad un pallone in via dei Picciotti come tanti giovani della sua età bastò qualche minuto per mettere in chiaro che si sarebbe tagliato uno spazio nella formazione titolare di quest’anno. In tanti in quell’esordio contro i pugliesi poi videro una congiunzione astrale con un altro talento di Bari, quell’Antonio Cassano che come Lo Faso fece del suo cambiare i match con pochi colpi di classe il suo marchio di fabbrica.
Eppure Simone, che da sempre è seguito dal papà e agente Carmelo, la strada col rosanero si era separata nel 2012 direzione Siena ai tempi dei Giovanissimi Nazionali. Due buoni anni in Toscana con la malinconia fissa per quella casa che lo richiamava con insistenza. Dunque il ritorno e la storia recente, condita anche da qualche gol importante nella rappresentative Under 17 azzurra, con il sogno di esordire in serie A che finalmente si realizza non contro il Cagliari, match in cui De Zerbi lo avrebbe schierato posto poi cambiare idea, ma bensì con il più blasonato Milan. Peccato che le giocate del giovane, che si ispira A Cristiano Ronaldo e Neymar, non siano state decisive ma sul fatto che abbiamo lasciato il segno sul tecnico ex Foggia non ci sono dubbi. Adesso la sosta e chissà che con il Bologna non tocchi ancora a Simone, e c’è già chi lo chiama ‘Lo Fasinho’.