Alla fine la prima pista esplorata era quella giusta. Sarebbe stato proprio un tentativo di rapina, secondo la Procura, il movente dell’omicidio di Giovanna De Rossi, la sessantottenne di origine romana che l’11 dicembre 2009 fu trovata seminuda, con il cranio fracassato e varie ferite sul corpo, nel suo appartamento al secondo piano di una palazzina di corso Vittorio Emanuele, a Montallegro, in provincia di Agrigento. Per questo motivo stamattina i carabinieri del reparto operativo della Città dei Templi hanno stretto le manette intorno ai polsi di Leonardo Iatì, 20 anni, compaesano della pensionata uccisa e suo vicino. A tradirlo, secondo la lunga indagine coordinata dal sostituto procuratore Antonella Pandolfi e dall’aggiunto Ignazio Fonzo, sarebbero state le tracce ematiche e biologiche trovate nell’appartamento della donna, che sono state confrontate con gli elementi prelevati quattro mesi fa nel condominio della vittima.
La ricostruzione degli investigatori è abbastanza lineare. Iatì, secondo le tesi accolte dal gip Stefano Zammuto, che ha messo la firma sull’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe tentato di rapinare la donna, che si era trasferita nell’Agrigentino da un paio d’anni, ma non sarebbe riuscito nell’intento solo perché i gioielli erano stati nascosti troppo bene. Era stato proprio questo, l’elemento che aveva da subito portato gli investigatori sulla pista dell’omicidio per rapina: quando i carabinieri entrarono nell’appartamento di Giovanna De Rossi, quell’11 dicembre, trovarono la casa completamente a soqquadro e due giorni dopo, nel vano segreto di un mobile, rintracciarono preziosi per un valore di alcune migliaia di euro. A fornire una pista, in compenso, c’era un elemento: la porta non era stata forzata, segno che la vittima conosceva il suo carnefice.
Per i magistrati si tratta di Iatì, condomino della vittima. L’uomo, all’epoca dei fatti maggiorenne da pochi mesi, sarebbe entrato in casa De Rossi e avrebbe ucciso la donna con un grosso vaso di vetro. A lui gli investigatori, che illustreranno i dettagli dell’indagine in una conferenza stampa che si terrà alle 11 alla Procura di Agrigento, contestano anche la crudeltà, perché alla donna sarebbero stati inferti altri colpi anche quando questa era incapace di difendersi ma ancora cosciente. Non solo: secondo i pm, dopo la morte della pensionata, l’assassino, forse per depistare le indagini, si sarebbe dedicato a praticare alcune incisioni a forma di mezzaluna sull’ombelico e sulla parte bassa della pancia della vittima. Non è servito a nulla: la prima pista, quella della rapina, è sempre stata quella giusta.