PALERMO – Ieri la decisione del gruppo Udc all’Ars di cambiare denominazione (Udc – Centristi per il sì). Oggi la reazione furente del segretario nazionale Cesa: “Decisione illegittima e arbitraria”. E’ solo l’ultima puntata della guerra tutta siciliana interna ai centristi. Come detto, ieri la decisione del gruppo parlamentare a Sala d’Ercole, presa nel corso di una riunione che si è svolta a Palazzo dei Normanni e che ha visto la partecipazione del presidente nazionale del partito, Gianpiero D’Alia, insieme a tutti i nove deputati regionali e ai dirigenti provinciali dello scudo crociato.
“L’incontro – si leggeva in una nota – è stato utile anche per fare il punto sull’organizzazione della manifestazione che si svolgerà a Le Ciminiere di Catania e che approfondirà i temi della riforma costituzionale in vista del referendum del prossimo 4 dicembre, alla quale interverrà l’ex presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini”.
Parole e decisioni che non sono piaciute al segretario nazionale Lorenzo Cesa che ha inviato una lettera di diffida al capogruppo Udc All’Ars, Mimmo Turano. “La decisione di denominare il gruppo parlamentare ‘Udc- Centristi per il Sì’ – spiega la nota -, se effettivamente assunta, è illegittima e arbitraria, essendo stata assunta al chiaro di scopo di ingenerare confusione circa la posizione del partito sul referendum costituzionale, in difformità con le decisioni assunte dalla Direzione Nazionale del partito e in violazione dell’art. 3 dello Statuto”. Per queste ragioni Cesa – informa una nota dell’Ufficio stampa nazionale UDC – ha invitato Turano, diffindadolo formalmente, a provvedere entro 48 ore dalla ricezione della lettera al ripristino della denominazione precedente o, comunque, a ricorrere ad una denominazione che non utilizzi la sigla dell’Unione di centro in modalità equivoche circa la linea del partito”. In caso contrario – conclude la nota inviata da Cesa a Turano – il Segretario nazionale si vedrà costretto a ricorrere alle vie giudiziarie”.