PALERMO – Milioni di euro spesi dalla Regione per formare, a cifre record, in media sei persone a corso contro le quindici previste. In centinaia di casi solo una manciata di allievi ha completato i progetti. I numeri, che possiamo mostrarvi per la prima volta, sono impietosi. Confermerebbero quanto male siano stati spesi i soldi della Formazione professionale in Sicilia. Fiumi di denaro serviti in moltissimi casi più per pagare gli stipendi che per preparare giovani e meno giovani ad affrontare il mercato del lavoro. Un mercato saturo dove, se non hai professionalità da spendere, è altissimo il rischio di rimanere tagliati fuori.
I dati che abbiamo raccolto si riferiscono agli anni 2008 e 2009. Sono gli unici finora caricati nel sistema informatico dell’assessorato regionale di via Ausonia a Palermo. Dati “blindati” dalla carta bollata necessaria per richiederli. Fotografano la situazione dei cosiddetti enti sotto soglia. E cioè quelli che sono stati frequentati da un numero di allievi inferiore ai quindici previsti per ogni singolo corso. Per ricevere i soldi, gli enti dovevano chiedere un’autorizzazione in deroga dal servizio gestione dell’assessorato. Dall’analisi dei dati viene fuori che la Regione ha pagato, nelle situazioni limite, 120 mila euro mila per formare un solo allievo. Cifre record, con cui, senza offesa per la professionalità degli enti coinvolti, si sarebbe potuta pagare la retta, e chissà per quante persone, nelle migliori scuole del pianeta.
Nel 2008 i corsi sotto soglia sono stati 193 per un finanziamento complessivo superiore a 23 milioni e 160 mila euro. Gli iscritti previsti erano 3.235, ma alla fine hanno completato il percorso formativo in 1.243. Ogni corso mediamente viene finanziato con circa 120 mila euro e dunque, sulla base del numero iniziale degli iscritti, il costo previsto per ciascun allievo doveva essere di 7.150 euro. Ed invece ne sono stati spesi mediamente 18.600, visto il crollo degli effettivi partecipanti. Una media di partecipazione che supera di poco le 6 persone a corso: 6,4.
Andiamo al 2009. Sono stati spesi 14 milioni e 760 mila euro per 123 corsi. La media di partecipazione si conferma al ribasso: 6,33 per corso. Gli iscritti previsti erano 2.072 ed invece sono stati ammessi alla prova finale in appena 779. Costo medio del corso a persona: 18.974 euro contro una media prevista di 7.123.
Con l’avviso 20 del 2011 Ludovico Albert, ex direttore generale del dipartimento della Formazione silurato dal neo governatore Rosario Crocetta, ha introdotto l’unità di costo standard, fissata in 129 euro all’ora. La scelta era stata giustificata dal fatto che si verificava spesso che la stessa tipologia di corso venisse pagato in maniera diversa a seconda dell’ente in cui veniva svolto. Albert ha sempre difeso la sua scelta, sostenendo che si trattasse di una rivoluzione per la Formazione regionale. Finalmente si guardava più all’allievo piuttosto che garantire chi organizzava i corsi. Secondo i critici, invece, il nuovo sistema avrebbe finito per favorire i nuovi enti che potevano fare affidamento su costi, per il personale e per l’affitto locali, inferiori rispetto a chi aveva costruito negli anni strutture più complesse. La riforma di Albert prevedeva inoltre che ogni giorno, entro tre ore dall’inizio delle lezioni, l’ente di formazione comunicasse l’elenco dei presenti in aula. Un passaggio poi modificato. Le tre ore sono diventate tre giorni, vanificando, sostengono gli addetti ai lavori, l’azione di controllo.
Il fenomeno dei corsi sotto soglia diventa ancora più preoccupante se si considera che dall’elenco vengono esclusi coloro che al di sopra del 50 per cento degli iscritti ci sono arrivati per un solo allievo. E sono centinaia e centinaia di casi.
Snoccioliamo solo alcuni esempi. L’Anfe, l’associazione nazionale famiglie emigrate, in due casi – progetto Sirio e Vega – a fronte di 21 e 23 iscritti ha formato rispettivamente tre e due allievi. In un corso organizzato dal Consorzio Universitario per la Formazione Turistica Internazionale di Taormina dei quindici iscritti previsti solo in 4 lo hanno completato. Stessa cosa è avvenuta all’Ecap di Palermo nell’ambito del progetto Ecap Form 2008. A Catania, l’Iraps Onlus, ente finito nell’occhio del ciclone per le indagini sulla mancata formazione del personale giudiziario della Corte d’appello catanese, in una circostanza ha formato appena due allievi sui quindici previsti. E così lo Ial Cisl che nel progetto dinamiche sviluppo professionale ha visto tre soli allievi raggiungere il traguardo.
I casi limite sono quello del Cipa At di Catania: sedici iscritti, un solo formato. Uno solo anche per l’Enaip di Enna (progetto Proserpina) e per Interefop (il corso rientrava nel progetto formare per il sociale del 2008). Centoventimila euro per formare un solo allievo.
La replica di Tecno Service: “C’è un errore, siamo sempre stati in regola”