CASTELDACCIA (PALERMO) – “Mamma, sono io”. Solo tre parole, poi il silenzio straziante. Lo stesso con il quale Carmela La Spina e la sua famiglia convivono ormai da ventiquattro anni. Quella notte era trascorso un anno e mezzo dalla scomparsa di Salvatore a Casteldaccia: “Ma cadde subito la linea e non telefonò mai più. Era la sua voce, ne sono certa. Come sono sicura che mio figlio sia stato rapito”.
La madre di Salvatore Colletta, il ragazzino all’epoca quasi quindicenne scomparso dal paese alle porte di Palermo nel 1992 insieme al coetaneo Mariano Farina, descrive un dolore che non può trovare pace. “Il 5 dicembre sarà il suo quarantesimo compleanno e vorremmo avvenisse un miracolo per trascorrere insieme questa festa”, dicono Carmela La Spina e la figlia Mariagrazia. “In tutti questi anni i nostri dubbi hanno trovato conferma: Salvatore si è allontanato volontariamente, ma da allora viene minacciato e costretto a non avere alcun contatto con noi. Sono state numerose le segnalazioni arrivate, ma non è mai cambiato nulla”. Le piste più battute sono state due, compresa quella mafiosa, visto che nella zona in cui i due bambini sono scomparsi si trovano le ville di alcuni esponenti di Cosa nostra e, secondo un’ipotesi poi non confermata, i ragazzi potrebbero essere stati involontari testimoni scomodi e per questo eliminati.
La seconda ipotesi, quella secondo i familiari più credibile, è che Salvatore e Mariano siano stati rapiti dai rom, visto che numerosi avvistamenti hanno in questi anni segnalato la presenza dei ragazzini insieme ai nomadi. “Ma non ci sono mai state certezze – spiega Carmela La Spina – anche perché quando le forze dell’ordine si sono recate al loro campo, erano già tutti fuggiti. La nostra vita è stata stravolta da quello che ci è accaduto, ma non ci arrendiamo. Chiediamo a chi sa qualcosa di parlare, di fornirci elementi utili per intraprendere la strada giusta. Dobbiamo sapere che fine ha fatto Salvatore. Sappiamo che Mariano Farina voleva partire, andare lontano. Lo aveva proposto prima al fratello Ignazio, che rifiutò, poi a mio figlio”.
Recentemente il caso è stato riaperto, l’area in cui i ragazzini sono scomparsi è nuovamente stata passata al setaccio, compresi pozzi, ville, magazzini. “Mio figlio – dice la mamma di Salvatore – quel giorno è uscito di casa come sempre e non ha più fatto rientro a casa. Vedendo che non rientrava, ci siamo preoccupati e abbiamo avviato subito le ricerche. In questi anni abbiamo avuto tante segnalazioni che parlano dei nomadi, ma non ci hanno portato a nulla, siamo qua per sapere qualcosa”.
Anche la sorella di Salvatore Colletta, Mariagrazia, lancia un appello: “Sono nata dopo due anni dalla sua scomparsa e non l’ho mai potuto conoscere. Riesco a vedere il suo volto solo attraverso le fotografie. Oggi voglio fare un appello a lui, gli voglio dire che a casa, oltre ai suoi fratelli, ci sono anche tre nipotini che lo aspettano e siamo tutti desiderosi di abbracciarlo. Si faccia sentire attraverso i carabinieri o “Chi l’ha visto” o su Facebook, abbiamo creato dei gruppi a nome suo. Anche se non l’ho mai conosciuto, gli voglio sempre bene non voglio più festeggiare un compleanno senza di lui”.
E poi una lettera, a cui Carmela La Spina lascia il compito di descrivere tutto il dolore e la speranza accumulati in questi anni.
“Ciao “piccolo mio”, Sono la tua mamma ti chiamo così perché per me resterai sempre il mio bambino. Avevi solo 15 anni quando ti ho visto per l’ultima volta da quel 31 marzo del ‘92. Quest’anno il 5 dicembre ne compirai 40, sono trascorsi 24 anni di silenzio e di continue ricerche che non hanno mai portato a nulla tranne che a farci inseguire la pista nomade. Anche se è passato così tanto tempo il ricordo di te è sempre impresso nella mia mente. Tu sei il primo di 7 figli, sei stato il primo figlio tanto atteso e desiderato perché tardavi ad arrivare, sei venuto al mondo dopo sei lunghi anni di matrimonio con il tuo papà. Io avevo solo 18 anni quando dentro di me , dentro la mia pancia ti ho tenuto per 9 mesi. Ho sperato tanto che arrivasse un figlio, ormai non credevo di poterne avere, nessuno ci credeva. Sei entrato nella nostra vita piano piano, in punta di piedi. La tua nascita per me è stata motivo di grande gioia immensa ed indescrivibile che una mamma possa mai provare. Sarai sempre la mia vita e sai che non ti dimenticherò mai fino all’ultimo minuto della mia vita. Sai, ancora ricordo le tue prime parole che hai pronunciato e che ti ho insegnato io stessa, erano “mamma e papa’”. Chissà se in questi anni le hai più pronunciate, e se lo hai fatto non so cosa tu abbia provato. Io spero che tu abbia sentito nostalgia dei tuoi genitori, della tua casa e dei tuoi fratelli. Spero che tu ci abbia pensato. Poi, ricordo anche i tuoi primi passi amore mio. Avevi quasi 11 mesi e già gironzolavi per casa e toccavi tutto ciò che incontravi. Come tutti i bimbi all’inizio non camminavi molto bene, a volte cadevi ma io ero lì con te ad aiutarti a rialzarti. Ecco, oggi anche se hai 40 anni voglio che tu sappia che ci sarò sempre per te, che sono qui e ti aspetto, sono pronta a rialzarti anche se cadi. Una mamma deve fare questo, per questo non smetto mai di cercarti, qualsiasi cosa ti sia accaduto devi solo dirmela e io ti aiuterò. Eri bello, non smettevi mai di ridere e io non smettevo mai di giocare con te. Poi il tuo primo dentino: io ero lì con te quando avevi dolore alla bocca. Vorrei che oggi fossi tu a farmi stare bene e abbracciarmi per far passare questo dolore. Se solo avessi le possibilità economiche sai che girerei il mondo per trovarti, ma non posso perché i soldi mancano. Ogni giorno dopo la tua scomparsa ho sperato che tu tornassi e di vederti felice, desideravo vivere la tua crescita, desideravo vederti diventare un uomo e portarti all’altare nel giorno del tuo matrimonio così come ho fatto con i tuoi fratelli. La vita e il destino ci hanno fatto dei brutti scherzi. Però amore mio, io non mollo, non ti preoccupare, io lotterò sempre per poterti avere di nuovo con me e recuperare il tempo perduto. Sono sicura che se non ci pensano la magistratura e la giustizia terrena ci pensa Dio, solo lui può aiutarmi. Queste righe le dedico a te figlio mio, sperando che ovunque tu sia le legga e torni senza avere paura , mi basta solo riabbracciarti. Ti aspettiamo tutti a braccia e cuore aperti. Ciao Salvo, ti vogliamo bene”.