PALERMO – “Ha rischiato di morire. Di non svegliarsi più dopo quel colpo”. A parlare è un amico del 27enne finito nel mirino di due rapinatori nella notte tra mercoledì e giovedì in viale Michelangelo. Nel cuore della notte uno sparo ha interrotto il silenzio del Cep. Quel proiettile ha raggiunto Leonardo A. alla coscia, a soli due centimetri dall’arteria femorale.
Lui, giovane cameriere in un locale del centro città, aveva poco prima reagito al tentativo di rapina da parte dei due uomini, scesi velocemente da una vecchia auto rossa armati di pistola. I malviventi – secondo la versione raccontata dalla vittima alla polizia – avrebbero cominciato a frugare nelle tasche sue e dei suoi amici. Erano in cinque su quel marciapiede della periferia. Stavano facendo quattro chiacchiere prima di tornare a casa.
I ragazzi, infatti, abitano tutti nella zona in cui quella notte si è consumato un incubo. Le minacce, poi la violenza e lo sparo. E ancora il sangue e le urla per chiedere aiuto. L’ambulanza del 118 ha trasportato Leonardo a Villa Sofia, dove i medici hanno evitato il peggio.
“Se lo sparo lo avesse colpito pochi centimetri più in alto avrebbe potuto provocare lesioni mortali all’arteria femorale – dice un amico della vittima – e sarebbe stata una tragedia”. Il 27enne, ancora ricoverato in ospedale, sta invece ricominciando a camminare. Alla polizia ha fornito la sua versione, è il racconto di momenti terribili che avrebbero preso vita per difendere il proprio motorino.
Sarebbe stato un motociclo, infatti, a fare gola ai rapinatori, che avrebbero bloccato il giovane per le braccia tentando di impossessarsi del mezzo. Leonardo avrebbe dunque opposto resistenza, per cadere sul marciapiede subito dopo. Era sanguinante, e chi aveva fatto fuoco era già sparito nel buio. Quell’auto ha sfrecciato verso Borgo Nuovo e dei due aggressori non c’è più stata traccia.
“Mi fido di quello che hanno raccontato Leonardo e gli altri ragazzi – dice un giovane studente che abita nella zona del Cep – e conoscendoli, deve essere andata proprio come hanno raccontato”. “Ma sì – aggiunge un altro amico della vittima – Leonardo è un bravo ragazzo, un lavoratore. Uno di quelli che aiuta gli anziani ad attraversare la strada. Ha rischiato tantissimo ad opporsi alla rapina”.
Al Cep un episodio del genere non si verificava da tempo. A giugno qualcuno aveva sentito dei colpi di pistola nella notte, ma nessuno era rimasto ferito. Niente sangue quella volta, soltanto tanta paura. Cinque colpi avevano terrorizzato chi abita in via Barisano da Trani, a pochi metri da via Brunelleschi. La sagoma di un uomo era stata vista svanire nel nulla, e la polizia non ebbe modo di individuarlo.
“Tutta la città è diventata più pericolosa – dice Aldo Giammona – residente in via Luigi Barba – ma la periferia è particolarmente rischiosa. Io qui ci sono cresciuto, ho tutti i miei amici, ma non posso negare che sarebbero necessari più controlli”. “D’altronde non dimentichiamo che negli ultimi tempi sono stati presi d’assalto pure tanti appartamenti – aggiunge Rosario Lo Cicero -, un fenomeno prima non tanto diffuso qui”.
Lo Cicero si riferisce ai maxi furti avvenuti la scorsa estate in due abitazioni di viale Michelangelo: una banda di malviventi riuscì a scappare con 160 mila euro in totale, trovati in una cassaforte e in un armadio di due diversi appartamenti. Ma non finisce qui, perché a luglio furono due anziani a finire nel mirino dei rapinatori. Il marito, bloccato davanti alla porta d’ingresso da due uomini, fu costretto ad entrare in casa con loro.
Armati, i due legarono a delle sedie l’uomo e la moglie, passando poi al setaccio ogni stanza e scappando con 2500 euro in contanti e diversi gioielli. “Il tentativo di rapina finito nel sangue – dice il titolare di una ferramenta del Cep – è l’ennesima dimostrazione del rischio che corriamo. Quando chiudo il negozio, alle 19,30, temo sempre di essere seguito da qualcuno, non mi sento al sicuro. Mi dispiace per quel ragazzo, al quale auguriamo tutti una pronta guarigione. Ma non si può rischiare la vita per un motorino”.