Un ponte di solidarietà | tra Catania e Parigi - Live Sicilia

Un ponte di solidarietà | tra Catania e Parigi

Manifestazione di Cgil e Anpi ieri sera sotto la sede della Prefettura. Nessuna bandiera sindacale o di partito ma solo quella della pace. LE FOTO. Proclamato il lutto cittadino. 

No al terrorismo
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CATANIA – Davanti alla violenza Catania risponde con i colori della pace. Il vile attentato terroristico avvenuto venerdì sera a Parigi sta seminando paura, terrore, sgomento oltre i confini della Francia. Il sangue delle oltre 120 vittime del 13 novembre ha fatto vibrare il cuore dei cittadini di ogni parte del globo. “Solidarietà a tutti i parigini e soprattutto a chi è stato colpito” – mormora Santina Sconza, la presidente dell’Anpi Catania durante la manifestazione di solidarietà organizzata ieri sera sotto la sede della Prefettura. Un presidio in cui non ci sono bandiere sindacali o di partito ma solo quella della pace. “Catania abbraccia Paris” – si legge in un cartellone. Il presidio di via Etnea vuole creare un ponte che dall’Etna raggiunge la Torre Eiffel.

Non serve a nessuno la violenza” – aggiunge la Sconza e nelle sue parole si fa cenno all’amore e alla pace. Al sogno di un mondo unito e senza guerre. Ma quanto è accaduto nella Ville Lumière non si può cancellare: il rumore delle granate e il silenzio dei corpi senza vita bruciano anima e corpo. Ma la presidente dell’Anpi crede nella cultura dell’integrazione tra i popoli. “Facciamo in modo di isolare questi assassini dell’Isis, ma non portiamo avanti l’odio. E’ chiaro che dobbiamo stare attenti – dice la Sconza rivolgendo un appello al Ministro Alfano – ma questo non vuol dire che dobbiamo limitare la libertà”.

“Non dimentichiamoci da dove arrivano gli ideali di libertà, fratellanza e uguaglianza” – gli fa eco Pina Palella della Cigl. Parigi è stata colpita, la capitale di quella rivoluzione dei diritti è stata accoltellata al cuore. La sindacalista invita i vertici dei governi a riflettere e a non lasciarsi inghiottire dal ciclone del dolore e della drammaticità. Per la Palella la “risposta non è chiudere tutte le frontiere e non permettere scambi o aperture. Ricordiamo che c’è una parte del mondo musulmano che ha condannato questa violenza”.

 


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