PALERMO – Un “tavolo per le riforme” che deve coinvolgere tutti quelli che aspirano a “fare il bene della Sicilia”. Questa la proposta del coordinatore dei gruppi parlamentari Ala, Saverio Romano. “In Sicilia, ultimamente, – ha detto – in ogni dibattito interno ai partiti e tra la classe politica fa capolino una domanda: meglio staccare la spina a Crocetta ed affrontare le urne con l’incognita M5S, oppure resistere sperando che i segnali di ripresa a Roma possano dare ossigeno alla esanime classe politica che sostiene Crocetta? La domanda seppur legittima è fallace. Sconta una vecchia visione dei flussi di consenso legati ad una impostazione del rapporto eletto-elettore oramai sepolta dalle dinamiche socio-economiche figlie della peggiore crisi del dopoguerra ad oggi”.
Mutamenti politici, ma anche in un certo senso “sociologici” secondo Romano. “Il prepotente ingresso dei social nelle interazioni di ogni natura – ha proseguito infatti – ha fatto il resto. Si è accorciata la catena della conoscenza, si sono ridotti i margini per politiche che non risolvono i problemi , si è aperta una stagione che ha marginalizzato lo spazio ideologico ed ha inaugurato due aspetti della dinamica politica contrapposti, diversi, ma politicamente efficaci ed elettoralmente apprezzati. Da un lato la protesta radicale (non contestano questo o quello ma seppure confusamente tutto ciò che è figlio di scelte sistemiche o istituzionali. considerando quest’ultime lontane dalla pancia popolare, non intendono governarle ma destrutturarle). Dall’altro la visione della società ideale facilmente opponibile alla società ideologica”.
“Le scelte conseguenza delle migliori pratiche – spiega Romano – affrontano ogni questione lungo la linea del politicamente efficace, un continuo equilibrio per tenere in piedi la società voluta dai più e apprezzata dai molti che riesce a coniugare gli interessi del capitale con le necessità dei lavoratori, che trova l’equilibrio tra governabilità e democrazia, che vede l’avanzamento delle nuove sfide della globalizzazione ( flussi migratori, nuovi diritti civili, nuove povertà) e da’ loro una risposta nuova ed innovativa. Crocetta – ha aggiunto – è obsoleto per chi cavalca i diversi populismi, ed appartiene ad un mondo che è crollato su se stesso (antimafia degli affari, disastro sanità , baratro economico , burocrazia ingessata, istituzioni decadenti etc.). E per le stesse ragioni è inadeguato a guidare quella parte di politica che intende cambiare pur consapevole che sarà cambiata. Proprio così, cambiata, questa ineluttabile realtà non deve spaventare, anzi incoraggiare chi intende contribuire al miglioramento di un nuovo scenario politico, deideologizzato ed attento a costruire una società nuova prima che nuove risposte, strettamente aderente alla volontà popolare attraverso una democrazia evoluta, partecipata ed essenziale”.
Così, ecco la proposta. “In questo caso la domanda sull’epilogo di questa tragica e sfortunata legislatura in Sicilia – ha proseguito Romano – riguarda più che Crocetta gli attuali protagonisti della vita politica siciliana: siete disposti a dare il meglio di voi nei prossimi mesi nell’esclusivo interesse della Sicilia ed affidare ad altri il compito di realizzare un progetto di società siciliana nuova? Se si, l’unica via è il tavolo delle riforme aperto a tutti senza pregiudizi e pregiudiziali che realizzi ciò che veramente serve alla Sicilia e poi nella primavera prossima, la parola agli elettori. E Crocetta? Se si dimette adesso e fissa il voto in primavera, fa l’unica cosa utile a se stesso ed alla Sicilia. Chi vincerebbe in quel caso? La Sicilia”.