PALERMO– “Le minacce mi hanno infastidito, ma non ho mai avuto paura. E se così pensano di fermare la rivoluzione nella Formazione professionale, non hanno capito nulla”. La baby assessora è diventata grande. Una crescita obbligata, e accelerata dagli eventi. Dal suo insediamento al vertice di uno degli assessorati più caldi della Regione, Nelli Scilabra ne ha viste di tutti colori. Ispezioni e proteste, maxi rotazioni e telefonate dai toni minacciosi.
Tutto questo, nonostante siano passati poco più di cento giorni dal suo insediamento…
“Sono già passati? Già, sono passati. E se ripenso a tutto ciò che è accaduto, è come se fossero trascorsi tre anni, non tre mesi”.
Non se l’aspettava? Da sempre, quello, è uno dei settori più complicati dell’amministrazione regionale.
“Da anni si conoscono certi meccanismi. E anche io li conoscevo dall’esterno. In effetti, ho trovato tutto ciò che veniva raccontato ad esempio dalla stampa. Ma le mie conclusioni vanno persino oltre”.
In che senso?
“In certi momenti pensavo non ci fosse davvero limite al peggio”.
Ci ha messo del suo. Lei e il presidente Crocetta siete intervenuti pesantemente nel settore. A volte anche con annunci eclatanti.
“La verità è che il terremoto nella Formazione professionale è solo all’inizio. I prossimi mesi saranno ancora più intensi. Faremo tantissime cose”.
A dire il vero, già alcune cose fatte hanno scatenato proteste molto forti. Anche una telefonata assai discussa dai toni minacciosi, per la quale avete deciso, lei e il governatore, di sporgere una denuncia a un sindacalista della Cisl, con cui poi ha chiarito.
“A dire il vero, è stato il sindacalista a chiedermi di incontrarci e mi sono limitata a stringergli la mano. Resto dell’idea che quelle parole sono molto gravi. Ancor di più perché pronunciate da un rappresentante sindacale”.
Comprenderà però che il clima è davvero rovente. Chi le ha comunicato il contenuto di quella telefonata?
“È stata Anna Rosa Corsello. Ero molto infastidita. Ho trovato quelle parole davvero di pessimo gusto”.
Solo infastidita? Non ha avuto paura?
“No, paura no. Nemmeno per un attimo”.
Al di là dei toni usati, però, restano alcuni dubbi. Perché la revoca dell’accreditamento è arrivata solo sullo Ial, a fronte di 43 enti per i quali avete avviato l’iter?
“Perché la situazione dello Ial è un po’ diversa dalle altre. Abbiamo scoperto che l’ente non ha pagato almeno sei mesi di stipendi ai dipendenti. Per gli altri, la situazione è meno grave. Ma le ho detto, siamo ancora all’inizio”.
Qualcuno invece pensa che ci siano anche delle motivazioni politiche dietro quella scelta: i rapporti non idilliaci con la Cisl, e con l’area del Pd più vicina al sindacato.
“Il Pd è tutt’ora il mio partito. E da tantissimi esponenti ho riscontrato ampia condivisione nei confronti del nostro operato, un grande senso di responsabilità. Il Pd condivide il nostro percorso”.
Lei dice “il nostro percorso”. Eppure sono in tanti a credere che le decisioni, anche nel campo della Formazione, vengano prese direttamente dal presidente Crocetta.
“Che vuol dire? Noi siamo una squadra. Ed è normale che su tanti temi, soprattutto quelli più delicati, si discuta tutti insieme. Il presidente è la nostra punta di diamante”.
E non si sente, in certi casi, messa un po’ in ombra dal protagonismo del governatore?
“No mai. Le cose sono molto chiare. Si lavora collettivamente, ma è giusto che sia lui a dettare la linea del governo”.
In questi giorni, però, non ha avuto l’impressione di trovarsi all’interno di un gioco più grande di lei?
“È successo qualche volta, lo ammetto. Ma credo che la genialitá della scelta del presidente sia tutta qui: ha scelto per guidare il settore una giovane completamente svincolata da certe logiche. Io spesso scelgo la soluzione che appare più ovvia. E certe lobby rimangono spiazzate. Saltano sulla sedia”.
A dire il vero, negli ultimi giorni anche i lavoratori son saltati un po’ sulle sedie. Hanno paura che il terremoto finisca per colpire soprattutto loro.
“Io ho incontrato i lavoratori. Anche quelli dello Ial. Ho parlato con loro, e hanno compreso. Intanto, i corsi proseguiranno, nonostante la fine dell’Avviso 20. Nel frattempo opereremo attraverso la costituzione di un albo dei formatori e rivedendo le procedure per l’accreditamento. Inoltre abbiamo già previsto percorsi di riqualificazione. Abbiamo trovato grande disponibilità nei lavoratori. Pensi che sono stati proprio i dipendenti dello Ial a chiederci di verificare alcune cose…”.
Questo basterà per risolvere un problema così grande? A proposito: lei non crede che la peculiarità della Sicilia sia anche nel numero dei formatori? Non sono troppi?
“Se guardiamo il resto della Penisola, è evidente che i dipendenti siciliani sono troppi. Ma i numeri non sono quelli che si ripetono da tempo: in quegli otto-nove mila, sono compresi anche i lavoratori a progetto, a tempo determinato. Credo che i dipendenti siano circa duemila in meno. Ma il problema qui è un altro: dovremmo chiederci chi, in passato, ha creato questo bacino di lavoratori”.
Torniamo a lei. Com’è cambiata la sua vita in questi cento giorni?
“Mi sto dedicando anima e corpo a questo nuovo incarico. Entro in assessorato alle 8.30 ed esco alla dieci di sera. Cerco di seguire tutto personalmente. Visto che in passato questo settore è stato un po’ troppo affidato all’autogestione. Ma vorrei precisare una cosa…”.
Dica.
“Il mio lavoro non riguarda solo la Formazione. Io capisco che sia il settore più interessante dal punto di vista mediatico. Ma io mi occupo anche di scuola e Università. Dove c’è molto da fare. Pensi che proprio in questi giorni abbiamo salvato 18 milioni di euro che il Ministero aveva stanziato, e la Sicilia stava perdendo. Abbiamo lavorato anche la notte”.
Quali altre novità in vista?
“Stiamo istituendo l’ora della sicilianità. Nelle scuole verrà insegnato lo Statuto siciliano e la storia dell’antimafia”.
Lei è una delle donne che compongono la giunta regionale più rosa di sempre. Come giudica le parole del suo ex collega Franco Battiato?
“Ammetto di essere rimasta molto sorpresa. Al di là del contenuto, penso che il vero errore sia stato quello di dimenticare il ruolo che ricopriamo. Non siamo più semplici cittadini, ma membri di un governo. Dobbiamo ricordarlo sempre”.