Maria Vittoria Longhitano, prima Vescova d'Italia (che vive a Catania) VIDEO

Maria Vittoria Longhitano: prima Vescova d’Italia VIDEO

La sua ordinazione con la Chiesa anglicana destò parecchio clamore. Ma è stata capace di farsi apprezzare anche attraverso diverse apparizioni televisive.
LA DOMENICA DI LIVESICILIA
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CATANIA. E’ la prima Vescova italiana. Vescova anglicana che vive a Catania e che si è fatta apprezzare per numerose apparizioni televisive. L’incontro con Maria Vittoria Longhitano.

Vescova, lei è nata il 4 ottobre del ‘74 ad Enna. Quali sono i suoi primi ricordi? Com’era Maria Vittoria da bambina e com’è stato per lei crescere in Sicilia? 

La Sicilia è una grandissima scuola di bellezza, una grandissima scuola di umanità e una grandissima scuola di contemplazione per il sole, i paesaggi. E poi è una scuola di umanità per la disponibilità della gente. E’ la culla della ricerca e della cultura, perché era la Magna Grecia e la grande filosofia nasce da queste parti. […] Quindi devo dire che è stata una grande benedizione che nel mio dna c’è stato proprio l’idea della ricerca perché veniamo da questi grandi popoli. Devo dire che da piccola mi stava un pò stretta la cultura prevalente, maschilista, in Sicilia come altrove, così come ho potuto avere modo di sperimentare viaggiando, eccetera. Io da piccola ricordo soltanto che volevo fare quello che allora si chiamava chierichetto, oggi ministri, ma ovviamente negli anni ‘80 questo era impossibile […]
Mi ricordo che il mio parroco, un sant’uomo che io prendevo a modello, mi disse che Gesù non voleva le chierichette. Poi successivamente mi fu detto che Gesù non voleva le donne prete. 
Diciamo che io non mi arresi e giocavo con le patatine come ostie, ogni sciarpa per me diventava una stola, battezzavo le bambole.[…]

– Com’era Catania quando Maria Vittoria era una giovane studentessa di filosofia presso il nostro ateneo? 

[…] Ho avuto grandi maestri e mi ricordo addirittura le lezioni di Franco Battiato, che collaborava con il professore Manganaro di Filosofia teoretica. Era una scuola di ricerca, nonostante purtroppo i baroni e le baronie che nelle università sono sempre stati prevalenti. Forse è stato uno dei periodi più belli della mia vita. […]

– Perché “Femmine e preti non sono poeti”, come recita il titolo di un suo libro del 2019?

Io sono cresciuta con questo adagio, con questo proverbio che si diceva in Sicilia, che è “femmine e preti non sono poeti”, […]Intanto sono una donna, una femmina, come si dice in Sicilia, e per molti anni ho scritto poesie, ho vinto anche qualche premio, ma non ne ho mai fatto una grande pubblicità, anche perché non ne ho avuto il tempo. Io ho cominciato con il giornalismo della carta stampata, ho scritto in giornali locali, questo lo sanno in pochi, e poi diciamo che ho indirizzato la mia carriera, o meglio i miei sforzi, verso la teologia e verso altri aspetti. Ho voluto fare quindi come una sorta di dispetto, rispetto a quello che era considerato un destino già scritto, una sorta di riscatto: Le femmine sono preti e sono pure poeti.


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