PALERMO – “Dietro alla mancata nomina di Angelo Aliquò credo ci siano le manovre di una cricca che lavora a insaputa del presidente Crocetta”. Il presidente della Commissione Sanità Pippo Digiacomo non fa nomi e cognomi. Ma ne è convinto: a provocare il rifiuto del manager, ci sarebbe la volontà di un gruppo di persone da individuare tra i fedelissimi del governatore e di qualche assessore, che stanno imbastendo una operazione mirata a “fare esplodere il sistema del 118 – l’attacco di Digiacomo – esasperando gli animi degli operatori”. Ma non solo. Queste persone avrebbero anche l’obiettivo di “mettere in cattiva luce, per motivi non proprio chiari, l’operato del presidente Crocetta e dell’assessore Borsellino da sempre favorevoli alla nomina di Aliquò”.
E Digiacomo rincara la dose: “Non vorremmo – aggiunge infatti – che qualcuno volesse mettere le prorpie mani sulla Seus solo per sporchi interessi personali. Intanto, la mancata nomina di Aliquò avrà come unico effetto quello di provocare, quasi certamente, una nuova interruzione dei servizi del 118. Gli operatori, per i quali sembrava finalmente essersi aperto uno spiraglio, potrebbero tornare in piazza. E magari finiremo per avere anche qualche morto sulla coscienza”.
Il timore, adesso, è che si possa fermare nuovamente il procedimento che avrebbe portato alla stesura del nuovo piano industriale dell’azienda. Unica strada per garantire agli operatori del 118 un futuro concreto, dopo il rinnovo temporaneo delle convenzioni deciso pochi giorni fa dall’assessore Borsellino, dopo una maxi-protesta dei lavoratori.
Ma le preoccupazioni di Digiacomo sono condivise anche da altri colleghi all’Ars, come il deputato Pd Mario Alloro: “La nomina di Aliquò – dice infatti – poteva rappresentare la ripresa di un ragionamento sul servizio di emergenza-urgenza in Sicilia. Un rilancio molto atteso dagli stessi operatori per mettere finalmente fine alle criticità di un servizio importante e rispetto al quale serve una riforma organica e radicale, oltre che un segnale di grande discontinuità rispetto al passato. Non si capisce bene perché ormai da qualche giorno – prosegue Alloro – il Comitato di gestione remi contro la volontà di rimettere in moto un servizio così fondamentale, preferendo che 3.300 addetti vengano lasciati nelle condizioni attuali. C’è qualcosa che non quadra”.