Una tranquilla settimana di paura | Crocetta lancia il "SalvaNelli" - Live Sicilia

Una tranquilla settimana di paura | Crocetta lancia il “SalvaNelli”

Per il governo si apre una settimana di fuoco all’Ars, con due mozioni di censura contro Scilabra e Vancheri che dovranno essere votate. In un clima di totale incertezza.

PALERMO – Da qualche giorno il presidente della Regione ha lanciato alcuni “SalvaNelli”. Ciambelle buone per preservare l’assessore alla Formazione dalla possibile onda di censura di Sala d’Ercole. E’ iniziata la settimana della sfiducia. Che coinvolgerà prima, cioè mercoledì, la giovane assessora-studentessa, per poi testare la solidità della collega Linda Vancheri. In questo caso, dal governatore nessuna difesa d’ufficio. Ma forse c’è meno bisogno di ciambelle. Anche se l’esito della mozione all’assessore alle Attività produttive non sembra così slegato dalla prima puntata della settimana delle censure.

Nelli Scilabra rischia. E non poco. Venerdì scorso l’assessore ha glissato sul pericolo concreto della censura. “Sarebbe molto strano, sarei il primo assessore alla Formazione a essere sfiduciato in una terra come la Sicilia”. Una frase che, effettivamente, getta luce su un paradosso. Il “carrozzone” della Formazione non è certamente una creatura della Scilabra. Ma oggi la giovane componente della giunta paga colpe, probabilmente, anche non sue. Più che la tanto strombazzata voglia di “smantellare un sistema” (alcuni protagonisti del ‘vecchio’ mondo della Formazione, sia di provenienza politica che sindacale, per non parlare di qualche altissimo burocrate, sono attualmente alleati del governo), Nelli Scilabra paga lo scotto di una guerra tutta interna al suo partito. Paga il flop del click day. Paga probabilmente anche la incapacità di andare oltre alcune confuse operazioni di destrutturazione del settore (migliaia di lavoratori attendono ancora stipendi da mesi). Paga soprattutto l’incapacità di (ri)costruire davvero, finora.

Ma adesso i numeri nei suoi confronti rischiano di essere impietosi. Il centrodestra, sulla scia del caos del Piano giovani ha lanciato il proprio atto d’accusa. Che verrà raccolto dal Movimento Cinque stelle e soprattutto da una buona parte del gruppo Pd. Non solo quello che viene racchiuso nell’etichetta dei “cuperliani”. A votare contro la Scilabra, ad esempio, potrebbe essere il questore Franco Rinaldi, coinvolto anche lui in recenti inchieste della magistratura sul settore della Formazione.

Gli altri che faranno? Molto dipenderà dalle modalità con le quali verrà espresso il voto. La votazione palese, infatti, potrebbe far rientrare alcuni scontenti entro la disciplina di maggioranza. Ci riferiamo ad esempio ai Pdr di Cardinale. Ultimamente infastiditi dalle dichiarazioni di Crocetta sull’addio di Pippo Gianni. Più volte, poi, il presidente della commissione Lavoro Marcello Greco ha attaccato l’assessore. Fino a pochi giorni fa, quando, nello sposare l’idea dell’Agenzia unica della Formazione ha sottolineato come la riforma contenuta nel recente ddl dell’assessore Scilabra venisse sconfessata da quella decisione. Una decisione inizialmente smentita dal governo. I Pdr avevano allora chiesto un “segnale” al governatore. Ed ecco che proprio oggi Crocetta presenterà un emendamneto al ddl della Scilabra. Cosa contiene? Guarda un po’, l’Agenzia unica per la Formazione professionale. Uno dei “salvaNelli” di questi giorni. Che si aggiunge ai “lunedì dei lavoratori”, allo sblocco di alcuni arretrati per i dipendenti in sofferenza, alla direttiva sulla terza annualità dell’Avviso 20, alle notizie sulla ripartenza del Piano giovani. “Penso che adesso – ha infatti dichiarato Crocetta – non esistano più i motivi che hanno ispirato la censura”. Ma i salvaNelli potrebbero non bastare.

E, anzi, il caso Scilabra potrebbe avere effetti più ampi di quanto si pensi. Se davvero passasse la censura, le opposizioni, non così unanimi in questo secondo caso, potrebbero cercare di sferrare un secondo colpo da ko al governo in occasione della mozione a Linda Vancheri. Anche in quel caso, c’è una parte del Pd pronta a fare la guerra. Non a caso il primo firmatario della mozione è Il crisafulliano Mario Alloro. Anche se un cuperliano di peso come Antonelo Cracolici ha definito “spropositata” la mozione contro la Vancheri. E in generale anche in altri gruppi di maggioranza dove cova fortemente la tentazione di votare contro la Scilabra si tende a distinguere nettamente le due mozioni con atteggiamenti più benevoli verso l’assessore alle Attività produttive.

Nel clima esasperato che la fa da padrone potrebbe non bastare il paradossale maquillage da vecchia politica che ha portato i deputati del Megafono dentro il gruppo del Pd. Deputati, per intenderci, che fino al giorno prima avevano orgogliosamente segnato la propria differenza dal Pd. Il fatto di “essere altro”, di non “essere una costola” dei democratici. Così “altro”, il Megafono, che in più di una occasione ha corso da rivale proprio del Pd alle elezioni amministrative. Al punto da obbligare all’intervento i garanti del partito nazionali prima e quelli regionali dopo. Una operazione che finisce per portare nel Pd persino un ex sindaco del Pdl come Nello Dipasquale. Potere della rivoluzione, ovviamente. Quella portata avanti ormai da un asse anche questo assai sorprendente. Quello composto dal presidente Crocetta, dal senatore Lumia e dal deputato nazionale Faraone. Quest’ultimo non ha nascosto di essere il regista di un’operazione concertata a tavolino con quelli che fino a pochi mesi fa aveva definito gli “antimafiosi 2.0”, capaci di investire, grazie alla retorica di un’antimafia farlocca ogni oppositore politico. Tempi che oggi appaiono lontani, lontanissimi. Nel frattempo, in effetti, i renziani hanno piazzato qualche assessore, hanno riempito gli uffici di gabinetto e, sempre in simbiosi col presidente, riescono nello stesso identico attimo a chiedere l’azzeramento degli assessori Pd in giunta e a proporne uno proprio. Magie della real politik, declinate ai tempi della rivoluzione.

Il trasformismo 2.0 del Megafono, però, potrebbe non bastare per spostare gli equilibri di un’Aula intenzionata a chiedere la sostituzione di Nelli Scilabra, come detto. E lo dimostra il fatto che domani un po’ tutti i gruppi parlamentari si riuniranno per decidere sul comportamento da seguire in occasione della mozione. E anche la doppia manovra politico-burocratica tentata da Crocetta (Megafono e Agenzia unica della Formazione) rischia di non avere molti margini per andare in porto in tempo utile. Il passaggio di deputati del Megafono ad altro gruppo, infatti, porta con sè una serie di incombenze formali tutte da verificare (Cracolici ha già dato il suo altolà all’operazione ma anche Giuseppe Lupo ha piantato qualche paletto). Comprese quelle riguardanti il personale dei gruppi parlamentari che dovrebbe sottoscrivere a quel punto un nuovo rischioso contratto col gruppo Pd. Ma anche l’operazione dell’Agenzia unica, prima seccamente smentita e poi sommessamente accettata dall’assessore Scilabra si scontrerà con un parlamento che ha già, attraverso le parole del presidente Ardizzone, sottolineato come non possa essere il governo a dettare l’agenda delle cose da fare all’Assemblea. A quel punto, al presidente Crocetta, sostenuto dalla nuova sorprendente coppia Lumia-Faraone, resteranno poche ore per lanciare gli ultimi “salvaNelli” (e salvaLinda, ovviamente).


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