Caso Ustica Lines: dossier e veleni | Quei rapporti fra carabiniere e pm - Live Sicilia

Caso Ustica Lines: dossier e veleni | Quei rapporti fra carabiniere e pm

Le parole di un magistrato intercettate dai carabinieri che indagano sul giro di corruzione.

PALERMO – C’è di mezzo anche un magistrato penale nell’inchiesta su Ustica Lines. La voce del procuratore aggiunto di Perugia, Antonella Duchini, è finita nelle intercettazioni dei carabinieri di Palermo e Trapani.

Secondo l’accusa, Ettore Morace, armatore della compagnia di navigazione, avrebbe giocato sporco in una guerra senza esclusioni di colpi per il controllo dei collegamenti con le isole minori. Una guerra che ha visto contrapporsi Morace e l’armatore messinese Vincenzo Franza, nonostante i due fossero stati in società nell’affare per rilevare Siremar.

Ad un certo punto Sergio La Cava, imprenditore socio di Franza, con l’aiuto del carabiniere Orazio Gisabella (sono tutti e tre indagati), in servizio prima al Ros e poi al Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Perugia, avrebbe messo in circolazione un dossier anonimo sulle malefatte di Morace. Un dossier girato all’Arma, fatto pervenire al senatore Beppe Lumia, che lo ha consegnato alla Procura di Palermo, e che Gisabella sperava desse vita a una campagna mediatica sfruttando i suoi rapporti con due giornalisti della Rai e del Fatto Quotidiano. Infine, l’anonimo approdò in Procura, a Perugia, contenuto in una relazione di servizio firmata dallo stesso Gisabella.

Secondo l’accusa, nell’iniziale tentativo di screditare Morace il carabiniere aveva cercato sponda nella dirigente Dorotea Piazza che, però, ha denunciato tutto alla Procura di Palermo. “Il rifiuto della donna contribuisce a rafforzare nel La Cava – annotano i carabinieri di Palermo e Trapani – il proposito di affidarsi prevalentemente ai favori di Gisabella che ha già notevolmente incrementato il proprio impegno in vista del promesso e auspicato corrispettivo dell’assunzione definitiva della figlia presso le imprese Franza”.

In cosa si manifestava “l’incrementato impegno”? Gisabella aveva parlato del contenuto dell’anonimo con un ufficiale del Ros di Palermo che, però, non gli aveva dato credito, tanto che Gisabella si era detto amareggiato parlando con un collega di Perugia.

Non si demoralizzò e consegnò una relazione di servizio al “procuratore aggiunto di Perugia, dottoressa Duchini presso la quale – scrivono i carabinieri – egli gode di massimo credito in modo tale che tramite la Procura di Perugia l’atto possa finalmente giungere al suo fisiologico approdo, la Procura di Palermo”. Gisabella ne parlava al telefono con La Cava, al quale riferiva di avere fatto “uno sfregio a tutti e l’ho depositata alla Procura di Perugia e mi ha chiamato il procuratore il quale mi ha detto che la sta leggendo perché gli sembra interessante perché ne dobbiamo parlare perché eventualmente lui chiama Lo Voi a Palermo e glielo manda per assegnarlo a qualcuno”.

Il 4 agosto scorso Gisabella contattò al telefono il suo superiore alla sezione anticrimine del Ros. Accanto a lui c’era il procuratore Antonella Duchini che prese il telefonino: “No siccome mi ha accennato di questo appunto sto coso che gli avrebbe mandato che tutto sommato è molto interessante, ora io per carità la competenza non è la mia però se lei me lo gira io faccio due riscontrini e poi lo mando io a Palermo… chiamato il procuratore dei Palermo e gli dico è successo questo mi hanno spedito sto coso io l’ho scritto a 45 però ho fatto dei minimi riscontri per vedere se era solo fonte oppure se c’è una documentazione di supporto e mo te lo sto mandando eh così abbiamo fatto… ma delle due l’una o faccio una delega per acquisizione della documentazione oppure se quella fosse veramente disponibile a parlare la sento eh dopodiché appena quella dice che è tutto vero a quel punto c’è un testimone piglio e mando a Palermo fine”.

Un discorso quello di Duchini che non convince gli investigatori, i quali scrivono: “Da inquirente di esperienza la dottoressa Duchini, una volta ricevuta la relazione Gisabella e iscrittala nel registro, non avrebbe dovuto fare altro che trasmetterla tout court alla competente Procura di Palermo, se ha affermato invece di volerla trasmettere solo dopo l’acquisizione di possibili riscontri, se del caso anche con l’audizione della dottoressa Piazza ciò è stato senz’altro frutto di una mirata, accorta e insidiosa opera di convincimento del Gisabella bene attento a ogni passaggio documentale che potesse rivelarsi utile ai suoi fini”.

 

 


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