Usura, estorsione e minacce |Arrestati Strano e gli esattori - Live Sicilia

Usura, estorsione e minacce |Arrestati Strano e gli esattori

Operazione della Squadra Mobile. ACCUSE E INTERCETTAZIONI.

CATANIA – Li hanno beccati con le mani nel sacco. Trecento euro in mano pagati da un commerciante che era entrato nel vortice dell’usura e dell’estorsione ed era finito nelle mani di Claudio Strano, sorvegliato speciale e elemento di spicco del clan Cappello-Bonaccorsi di Monte Po. Una trappola studiata nei minimi particolari da parte della Squadra Mobile ha portato all’arresto in flagranza di Salvatore Crupi, 37 anni, e di Roberto Mangiagli, 40 anni. Una volta ammanettati gli esattori, la Procura ha disposto il fermo per Claudio Strano, 41 anni, Antonino Grasso, 62 anni, Orazio Sapuppo, 44 anni, Michele Rao, 45 anni. La Gip Giuliana Sammartino ha convalidato gli arresti in flagranza ed ha disposto per Mangiameli i domiciliari. I quattro fermi non sono stati convalidati, ma la Gip ha emesso un’ordinanza di custodia in carcere nei loro confronti.

Le indagini permettono di ricostruire l’incubo in cui era entrata la vittima. Schiacciato da alcune difficoltà economiche grazie all’intermediazione del suo cliente Orazio Sapuppo il commerciante entra in contatto con Claudio Strano che gli presta 2000 euro a fronte di una restituzione di 2500 euro in poco meno di un mese. Ancora in difficoltà l’esercente chiede un altro prestito di 2000 euro che gli concede Claudio Strano. Anche questa volta gli interessi sono di 500 euro. Gli investigatori hanno calcolato un tasso usuraio del 25% mensile. A quel punto la vittima deve all’esponente dei Cappello-Bonaccorsi 5000 euro in totale. Si susseguono una serie di assegni, anche postdatati. Il commerciante in serie difficoltà economiche però riesce a pagare solo gli interessi. Claudio Strano stringe la cinghia e manda i suoi emissari: Salvatore Crupi e Roberto Mangiagli.

Chiare le minacce e anche la provenienza illecita dei soldi. “Quando sei venuto da noialtri… noialtri non ti abbiamo detto… ai ragazzi che gli diamo?… noialtri ti abbiamo detto… qua ci sono i soldi…”, dicono. Per la Gup gli indagati confermano che “il denaro era riconducibile a un’organizzazione criminale”. Tra novembre e gennaio gli emissari del boss di Monte Po (fratello di Mario, Alessandro e Marco Strano) si presentano diverse volte nel negozio per pressare la restituzione dei soldi e provando pure a prelevare gli incassi. C’è stata anche la minaccia di rapire il figlio: “sto venendo a prendere tuo figlio…scanno a te e a Sapuppo… mela sbrigo con leguardie e anche con l’esercito…”. I taglieggiatori fanno il nome di Sapuppo perché ad un certo punto ci sarebbe stato un tradimento da parte del cliente che avrebbe messo in contatto Strano e il commerciante. Infatti la vittima oltre a Claudio Strano dovrà difendersi anche da Sapuppo che si sarebbe fatto “grande” del suo legame con Antonino Grasso, presunto esponente dei Carcagnusi che sarebbe stato pronto a pesanti ritorsioni (“Affucu”, dice in un’intercettazione).

Nonostante i domiciliari Grasso si presenta davanti al negozio. Nel corso dell’udienza di convalida, mentre gli altri si avvalgono della facoltà di non rispondere, Grasso si difende e afferma di non sapere perché “i suoi familiari abbiano parlato di lui come un mafioso”. Una versione però che non ha convinto la Gip che ha disposto gli arresti.

A casa di Michele Rao, parente di Claudio Strano, sono stati sequestrati oltre 8 mila euro in contanti e anche alcuni assegni che proverebbero l’attività di usura. Tra questi anche uno della vittima: prova che blinderebbe la delicata indagine della Squadra Mobile.


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