CATANIA – Rischiano pene pesantissime i boss del clan Cappello. Le pm Antonella Barrera e Tiziana Laudani hanno formulato al Gup questa mattina le richieste di pena nei confronti degli imputati del processo abbreviato scaturito dalla maxi inchiesta Penelope della Squadra Mobile di Catania che a gennaio 2017 azzerò la cosca catanese. Dai 20 anni per i “capi” militari ai 4 anni per chi invece ha deciso di voltare le spalle al clan e collaborare con la giustizia, come Carmelo Di Mauro. Venti anni, infatti, la richiesta di pena per Massimiliano Salvo “u caruzzeri”, Pippo Balsamo e Giovanni Catanzaro “u milanisi”.
Udienza a porte chiuse oggi all’aula bunker di Bicocca. I parenti di alcuni degli imputati hanno atteso fuori il termine della discussione dell’accusa. La requisitoria delle due pm, Antonella Barrera e Tiziana Laudani, si è articolata su tre udienze. Il sostituto procuratore della Dda Laudani ha discusso questa mattina per oltre quattro ore sviscerando le ultime posizioni processuali, tra cui quella di Giuseppe Guglielmino, ritenuto dalla Procura la “mente imprenditoriale” dei Cappello. Quello che insomma avrebbe fatto fare alla cosca il salto finanziario attraverso le aziende specializzate nel settore dei rifiuti. Guglielmino, che rischia 12 anni di reclusione, sarebbe riuscito ad ottenere anche appalti in Calabria grazie all’intermediazione e alla forza criminale di Maria Campagna, imputata nel processo ordinario, partner storica del boss Turi Cappello, da anni al 41 bis, e rinviato a giudizio nel troncone ordinario.
L’inchiesta Penelope si compone di una miriade di faldoni: intercettazioni, foto, filmati. L’indagine documenta il riassetto della cosca Cappello dopo i vuoti di potere emersi dai vari colpi della polizia con i cinque capitoli dell’inchiesta Revenge. Droga ed estorsioni tra gli affari “tradizionali” del gruppo mafioso. Ma anche – come detto – la capacità di infiltrarsi nell’economia legale. A portare il nome dei Cappello e quindi della famiglia sarebbe stato Salvatore Lombardo “u ciuraru”, cugino del capomafia, che non appena scarcerato chiarisce bene le cose. E riporta il potere mafioso nelle sue mani ridimensionando le ambizioni di Massimiliano Salvo. Lombardo rischia una condanna a 16 anni.
A blindare le indagini tradizionali ci sono decine di verbali di collaboratori di giustizia, vecchi e nuovi, che hanno svelato la mappa criminale della cosca Cappello.
LE RICHIESTE DI PENA. Giuseppe Calogero Balsamo, 20 anni, Massimiliano Balsamo, 12 anni, Salvatore Balsamo, 10 anni e 8 mesi, Sebastiano Calogero, 10 anni e 8 mesi, Andrea Cambria, 14 anni e 8 mesi, Alessandro Castiglione, 8 anni e 8 mesi, Giovanni Catanzaro (U milanisi), 20 anni, Andrea Ciravolo, 4 anni e 18 mila euro di multa, Carmelo Di Mauro, 4 anni e 8 mesi, Orazio Di Mauro, 11 anni e 4 mesi, Roberto Ferri, 6 anni e 5 mila euro, Carmelo Gianninò, 14 anni e 8 mesi, Giovanni Gerace, 4 anni e 18 mesi, Domenico Greco, 11 anni e 4 mesi, Giuseppe Guglielmino, 12 anni, Balahassen Hanchi, 11 anni e 40 mila euro di multa, Carmelo Licandro (Melu Fungia), 13 anni e 4 mesi, Salvatore Giuseppe Lombardo (Salvuccio u ciuraro), 16 anni, Giuseppe Palazzolo (Pippo ca lenti), 15 anni e 4 mesi, Gaetano Pazzalacqua, 7 anni e 4 mesi, Giuseppe Piro, 11 anni e 4 mesi, Giovanni Matteo Privitera (Peri i iaddina), 11 anni e 40 mila euro, Giuseppe Raffa (Pippo ‘ntacca), 5 anni, Fabio Raffa, 11 anni e 4 mesi, Fabio Antonio Rapisarda, 12 anni, Giuseppe Ravaneschi, 13 anni e 4 mesi, Calogero Claudio Rindone, 12 anni, Massimiliano Salvatore Salvo (U carruzzeri), 20 anni, Antonio Scalia, 12 anni, Santo Strano (facci i palemmu), 18 anni, Tommaso Tropea, 14 anni e 8 mesi, Mario Ventimiglia, 14 anni e 8 mesi, Sebastiano Luigi Vinci, 10 anni e 8 mesi, Nunzia Zampaglione, 11 anni e 4 mesi.