Verità su Borsellino | Ma regna il silenzio - Live Sicilia

Verità su Borsellino | Ma regna il silenzio

Un gravissimo depistaggio e le parole di Fiammetta.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

“Bisogna fare di tutto per cercare quella verità. E purtroppo non viene fatto o è fatto male. In questo momento risposte stanno arrivando solo dalla Procura di Caltanissetta che prosegue le indagini tra tante difficoltà…ma su via D’Amelio risposte devono arrivare anche da altre istituzioni. Risposte tangibili e non parate in occasione del 19 luglio per l’anniversario della morte di mio padre e dei poliziotti”.

E’ Fiammetta Borsellino che parla, lo fa in maniera accorata, lo fa da tempo e sembra che lo faccia da cittadina innanzitutto, oltre che da congiunta di una vittima di mafia. Un’instancabile attività ormai, la sua, di sollecitazione della ricerca della verità con ripetuti appelli rivolti alle istituzioni affinché non si rinunci ad andare fino in fondo. La figlia di Paolo tocca inoltre il tasto dolente circa le responsabilità di alcuni magistrati nella fase iniziale delle indagini (il riferimento è alla gestione lacunosa del falso pentito Vincenzo Scarantino). Capisco che per ora l’unico problema dell’Italia sia la chiusura dei porti alle Ong sbandierata come la soluzione al dramma epocale dei flussi migratori, questi ultimi rappresentati dall’aspirante neo-redentore Matteo Salvini come la summa dei mali italiani – i problemi in realtà sono ben altri, dalla mancanza di lavoro ai giovani che fuggono all’estero, dalla spaventosa evasione fiscale alla corruzione, dall’enorme debito pubblico all’aumento della povertà, delle povertà e molto altro ancora – ma se fossimo in un Paese serio la pubblicazione delle motivazioni della sentenza “Borsellino quater” avrebbe provocato un terremoto nei piani alti del potere, in Parlamento innanzitutto, e una dura reazione popolare.

Silenzio assordante invece, anche da parte dei novelli rivoluzionari “del cambiamento” e seguaci. Secondo il pronunciamento della Corte d’Assise di Caltanissetta sulle indagini relative alla strage di via D’Amelio si è consumato “uno dei più gravi depistaggi della giustizia italiana” da parte di “soggetti inseriti negli apparati dello Stato” animati da “un proposito criminoso”. I magistrati nisseni arrivano a ipotizzare “l’occultamento della responsabilità di altri soggetti per la strage nel quadro di una convergenza d’interessi tra Cosa Nostra e centri di potere”.

In più, “c’è un collegamento tra il depistaggio (attraverso Scarantino indotto da funzionari dello Stato a rendere false dichiarazioni n.d.a.) e l’occultamento dell’agenda Rossa di Borsellino…”. Davvero sconvolgente. In molti – dell’antimafia vera non taroccata – lo avevamo pensato perché emergeva dai fatti, ma lo capivano anche i bambini!, un evidente e scellerato sposalizio tra interessi mafiosi e inconfessabili trame ordite da uomini degli apparati dello Stato, però leggerlo in una sentenza emessa in nome del popolo italiano è tutta un’altra cosa.

Non solo la strage di via d’Amelio, tutte le stragi avvenute in questo Paese, da Portella della Ginestra a quelle del ’92 e del ’93, hanno visto solo limitatissimi spicchi di luce se non nessuno proprio per la presenza di quegli oscuri “centri di potere” dello Stato in combutta con Cosa Nostra (vedi la recente sentenza della Corte d’Assise di Palermo e relative condanne a conferma di una trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia) che hanno impedito il raggiungimento di una certezza piena sui moventi e sui colpevoli di complotti e delitti.

La nostra da sempre è una democrazia dimezzata, perché non è autentica democrazia quella che conta nella propria storia numerose pagine buie e grondanti di sangue. Fiammetta Borsellino ha ragione, meno parate e più verità e giustizia. Da cittadina, prima che da figlia di un eroe “normale”.

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