Il vescovo Miccichè e l'attico a Roma | "Pagato con i soldi dei bimbi malati" - Live Sicilia

Il vescovo Miccichè e l’attico a Roma | “Pagato con i soldi dei bimbi malati”

Monsignor Francesco Miccichè

Nuove accuse per l'ex guida della chiesa trapanese. La replica.

L'INCHIESTA
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PALERMO – I soldi destinati ai bambini autistici e malati oncologici sarebbero stati spesi per comprare un attico di 210 metri quadrati in via San Nicola da Tolentino, nel centro di Roma. Il denaro, 800 mila euro, sarebbe stato sottratto a un ente morale, la Fondazione Campanile, e utilizzato per fini privati dall’ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè. La vicenda, come racconta Repubblica, emerge dall’inchiesta della Procura trapanese che coinvolge l’alto prelato. Il monsignore nel 2012 è stato sollevato dall’incarico quando si seppe dell’indagine per un ammanco milionario nei conti della diocesi. Miccichè, indagato per appropriazione indebita e malversazione dei fondi dell’8 per mille, nel frattempo si è trasferito a Roma dove serve messa alla Confraternita dei siciliani. Lui si difende: “Ho scoperto la pericolosità di una mafia ecclesiastica non meno potente, insidiosa e nefasta della mafia che il sistema giudiziario in Italia è impegnato a contrastare”.

LA REPLICA

Sul presunto acquisto di un attico a Roma da parte dell’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè, con i fondi della “Fondazione Campanile”, l’avvocato del presule, Mario Caputo, spiega in una nota che “è assolutamente mendace il contenuto dell’articolo giornalistico di Repubblica. Nessun atto d’indagine è stato notificato a monsignor Miccichè per il fantomatico attico di Roma”. Caputo difende il religioso insieme agli avvocati Francesco Troìa e Nicola Nocera. “Il fine della fondazione fu voluta dallo stesso monsignor Antonio Campanile prima della sua morte causata da un tumore devastante – aggiunge Caputo -; era quello di promuovere iniziative per debellare questo terribile male promovendo borse di studio e convegni a tema oncologico. La fondazione era dotata di beni immobili che prima dell’arrivo nella diocesi di Trapani di Miccichè erano stati, in buon parte, alienati dal procuratore della fondazione con il placet del vescovo del tempo. Grazie a Miccichè, veniva richiesto e ottenuto il riconoscimento di Fondazione. Facevano parte del consiglio di amministrazione il prefetto di Trapani, prima Sodano e poi Finazzo, e il sindaco di Valderice Tranchida. “A causa dei tassi di interesse eccessivamente esigui – aggiunge l’avvocato – e dietro parere del professor Mazzarese, rettore del polo universitario di Trapani, diveniva chiaro che la fondazione non avrebbe potuto mantenere i suoi progetti e, giusta delibera del CdA della Fondazione, fu deciso di scioglierla. Campanile aveva previsto anche questo e aveva destinato in sede statutaria che il fondo cassa dell’ente, con percentuali diverse, andasse devoluto alle parrocchialità della Diocesi, alle missioni e il resto alla Fondazione Auxilium, alla quale si faceva obbligo di perseguire la volontà di Campanile”. “Veniva deciso insieme al vicario generale, don Liborio Palmeri e al collegio dei consultori, di comprare un appartamento a Roma – conclude l’avvocato – per dare ospitalità ai sacerdoti che volessero conseguire un titolo accademico presso una delle università pontificie vaticane, utilizzando i beni provenienti dalla liquidata Fondazione Campanile. La distrazione dei beni e fondi in danno di bambini affetti da patologie oncologiche appare, nella sua drammaticità, risibile poiché slegata dal vero. L’appartamento è di 75 mq e non di 210, non vi sono dependance e non è mai stato abitato da Miccichè”.(ANSA).

 


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