PALERMO – Via i privati dalla Valle dei Templi. Il governo aveva deciso. Sulla scia dello scandalo “Novamusa”, (il titolare, Gaetano Mercadante, è accusato di non aver girato alla Regione la quota spettante per il servizio di biglietteria), il governo ha deciso di stoppare tutti i bandi in corso nelle varie province siciliane. Bandi, appunto, che avrebbero portato all’affidamento ad altre ditte dei servizi di biglietteria e degli “aggiuntivi” nei siti delle Province di Palermo, Agrigento, Siracusa, Trapani e Messina. Un provvedimento, quello della sospensione, emanato nel febbraio del 2013 “per accertare avanzate ipotesi di nullità dei bandi”.
Il motivo per il quale il governo aveva deciso di avanzare richiesta di nullità dei bandi, si basava sull’assenza, negli avvisi, del richiamo a un articolo della legge regionale 15 del 2008. La legge sugli appalti. Che prevede, a quel comma, l’obbligo del cosiddetto “conto dedicato”. In pratica, un conto corrente unico, che l’azienda vincitrice avrebbe dovuto utilizzare per qualsiasi operazione legata all’appalto. Insomma, gare sospese. Sine die. Si ferma tutto. Mentre il governatore annuncia l’utilizzo, al posto dei lavoratori delle società private, di “Lsu”, di precari e di dipendenti delle varie società partecipate.
Ma il governo, nel frattempo, sembra aver cambiato idea. Altro che precari. Dei bookshop, della caffetteria, della ristorazione e del catering continueranno a occuparsi i privati. Quelli che già lavoravano lì? Affatto. Nuovi imprenditori. Che saranno selezionati in base a un bando pubblicato pochi giorni fa dall’assessorato. Il valore complessivo a base d’asta dell’appalto, per 12 mesi, è di quasi 221 mila euro. La decisione di pubblicare questo nuovo bando è motivata così dal direttore del Parco Valle dei Templi: “Da due anni – spiega Giuseppe Parello – la Valle è sprovvista di servizi di caffetteria e bookshop. con gravi disagi per i visitatori. Io mi sono trovato in questa situazione e ho chiesto all’assessorato l’autorizzazione a emanare questo avviso”.
Eppure, come detto, i privati già aggiudicatari di quel servizio esistono già. E sono ancora, di fatto, titolari di un’aggiudicazione definitiva. Visto che la scelta del governo è stata quella di sospendere e non di revocare l’aggiudicazione. Anche perché le società si erano immediatamente opposte a quella decisione. La Cooperativa Culture in proprio e nella qualità di mandataria del Raggruppamento temporaneo di imprese (che raggruppa una ventina di aziende del settore, tra le più importanti in Italia) infatti ha subito deciso di presentare ricorso al Tar. I giudici amministrativi nel novembre scorso rimandano tutto alla Corte costituzionale. Accogliendo, in parte, le questioni sollevate dai privati. Secondo le società “cacciate” dal governo, la norma sul “conto unificato”, motivo della sospensione dell’iter, è incostituzionale, perché di fatto invade la competenza legislativa statale. Una competenza esclusiva, nelle materie riguardanti ‘ordine pubblico e la sicurezza. Quella norma, infatti, prevedendo il conto unico, rappresenta, nelle intenzioni del governo, uno strumento di contrasto alle infiltrazioni della criminalità. Sconfinando, appunto, nella competenza statale.
E il Tar, come detto, accogliendo parte di questi rilievi, ha rimandato tutto alla Corte costituzionale. Che ancora non ha deciso. Ma potrebbe farlo nei prossimi mesi. Per questo motivo, nel bando è previsto che, in caso di sentenza favorevole ai “privati cacciati”, la società che nel frattempo è subentrata a questi debba essere pronta a fare un passo indietro. Un “balletto” paradossale. Se si pensa che l’esame delle offerte per il nuovo bando è fissata per il prossimo 9 luglio. E tutta la procedure potrebbe concludersi a estate già inoltrata. Se non finita. “Non posso e non voglio – precisa sempre Parello – entrare nella questione relativa al contenzioso. Nel bando è prevista quella clausola che eventualmente consentirebbe alle ‘vecchie’ società di rientatre. Ma al momento io devo garantire quei servizi agli utenti”.
“Un bando come questo – protesta però Alberto Coppola, reponsabile in Sicilia della Cooperativa Culture – pubblicato in tempi non più utili per l’alta stagione di afflusso dei visitatori nella Valle, e ormai in prossimità della presunta data della decisione della Suprema Corte, lascia molto perplessi”. Anche perché, come detto, i privati c’erano già. E avevano indicato al governo una via più “efficace”: “In pratica – spiega Coppola – un percorso inverso e cioè l’affidamento anche parziale dei servizi in concessione nelle more del giudizio in corso, proprio a tutela dei visitatori e per garantire loro un servizio. Ma al grido ‘fuori i privati dai siti culturali’ le nostre indicazioni sono rimaste lettera morta. Infine non si comprende quale imprenditore farebbe mai un investimento per l’apertura del punto vendita con il rischio di doversene andare dopo tre mesi. Mi pare che la Regione – conclude – vada in cerca di nuovi contenziosi e richieste danni”. Abbiamo cercato invano una replica anche da parte del neo assessore ai Beni culturali Giusi Furnari.
Ma una cosa è certa. Quell’annuncio, al momento, sembra essere contraddetto dai fatti. “Via i privati dai musei” aveva gridato il governo Crocetta, dopo lo scandalo Novamusa. “Manderemo i precari della Regione” aveva ribadito. Ma quei precari non sono previsti dal bando pubblicato dall’assessorato. Già, al posto dei privati arriveranno solo (e chissà quando) nuovi privati.