Viaggio nell'universo Reset |Cosa fanno i 950 ex Gesip - Live Sicilia

Viaggio nell’universo Reset |Cosa fanno i 950 ex Gesip

La prima tranche ha firmato i contratti con la società consortile del Comune e ha preso servizio nei vari settori dell'amministrazione, ma chi è rimasto in cassa integrazione non potrà tornare al lavoro fino al primo giugno.

PALERMO – Giardinieri, addetti alle pulizie, custodi, seppellitori ma anche animatori per il sociale e amministrativi, disseminati fra i vari settori del Comune e freschi di un contratto firmato a gennaio. Ecco dove lavorano e cosa fanno i 950 dipendenti della neonata Reset, provenienti dal bacino Gesip e impiegati a 28 ore settimanali proporzionalmente ai livelli di inquadramento.

Un piccolo esercito di lavoratori che, dopo anni di cassa integrazione e incertezze, ha trovato posto nella consortile creata tra Palazzo delle Aquile, Rap e Sispi, in attesa di svolgere servizi anche per le altre partecipate. Discorso a parte va fatto, invece, per gli altri 620 ex Gesip rimasti in cassa integrazione e che fino al 31 maggio non lavoreranno. La formula atipica applicata sino al 2014 prevedeva, in pratica, che i dipendenti, pur essendo in Cig, fossero comunque in servizio per 20 ore la settimana, a differenza di tutti gli altri cassintegrati che invece restano a casa. Ma questa formula non è stata rinnovata per i primi 5 mesi del 2015, quelli concessi direttamente dal ministero, senza passare dalla Regione, e (qui sta la novità rispetto al passato) finanziati completamente da Roma.

Il risultato è che la città, almeno fino a maggio, dovrà fare a meno di oltre 600 lavoratori che, secondo gli accordi sindacali, dal primo giugno transiteranno in Reset firmando i contratti. A complicare il tutto, però, è la diatriba tra Regione e Inps che sta di fatto bloccando i pagamenti per tutti i cassintegrati isolani, Gesip compresi, che potrebbero così dover aspettare più del previsto rispetto a chi invece ha firmato il contratto con la consortile. I dipendenti attendono anche la Cig e l’integrazione di dicembre.

Ma cosa fanno, intanto, i quasi 950 dipendenti della Reset, ovvero quelli che avevano più anzianità di servizio? Il gruppo più numeroso è quello degli addetti alle pulizie, composto da 530 unità; poi ci sono i 227 che si occupano del verde e in particolare di quello anomalo, come per esempio nelle isole spartitraffico: per il momento usano le attrezzature del Comune, visto che l’azienda deve ancora acquistare le proprie. Il numero è in pratica dimezzato rispetto al passato, visto che quasi altrettanti sono rimasti in Cig e quindi non possono lavorare. In 59 sono ai cimiteri, anche come seppellitori, 55 fanno da custodi e una decina sono gli amministrativi impiegati in sede, che andranno aumentando man mano.

Pulizieri e custodi, oltre che i terzi livelli che per il momento fanno da amministrativi ma poi dovrebbero cambiare mansione, sono spalmati tra i vari settori del Comune: 230 sono all’area della Partecipazione e del Decentramento, ovvero Anagrafe, delegazioni municipali ma anche cimiteri; 70 in capo all’area della Cultura; 58 per impianti sportivi, ambiente e comunicazione; 47 alla Scuola; 30 alle Relazioni istituzionali; 37 alla Riqualificazione urbana; 20 negli organi istituzionali; 20 alle Attività produttive; 15 per la Polizia municipale e 24 al Sociale, ma di questi alcuni fanno anche da animatori. Il resto, in gruppetti di meno di 10 unità, svolgono servizi nel resto degli uffici.

Il presidente della Reset, Antonio Perniciaro, fa sapere di essere al lavoro per dare un contributo alla città, dopo una vita passata da manager nel settore privato, e almeno nella prima fase sarà necessario far rodare la macchina organizzativa con la collaborazione del Comune.

Il problema restano gli altri settori scoperti: al canile municipale sono in servizio pochissime unità Reset, mentre sono a zero alla Città dei Ragazzi (che comunque d’inverno chiude) e al trasporto disabili, dove il Comune ricorre anche ai privati. Si tratta, in parte, dei compiti una volta eseguiti dalla Gesip servizi, la società satellite della azienda madre, il cui centinaio di dipendenti è però fra i 620 in cassa integrazione.

LE REAZIONI
“All’incontro di ieri sera con l’amministrazione abbiamo detto che, se entro la metà del mese di febbraio e non oltre il 20 non arriva nessuna risposta che sblocca il decreto mandando così i 620 dipendenti Gesip al lavoro – dicono gli rsa dell’Ugl Gioacchino Tortorici e Giuseppe Milazzo – il sindaco deve da subito farli transitare tutti nella nuova società Reset. La proposta dell’Ugl è quella di utilizzare i quasi 5 milioni di euro di esenzione Iva che a fine mese dovrebbe arrivare con il via libera dell’ufficio dell’entrate. Questa è l’unica proposta fattibile”.

“Mai come adesso il lavoro di un Rsa o di un Segretario sindacale è difficile nella vertenza infinita dei lavoratori della Gesip, almeno per chi è ancora non sia entrato nella nuova Azienda consortile Reset – dice Pietro Tamajo di Alba – quando si è sottoscritto l’accordo della nascita della consortile solo 950 unità dovevano transitare nell’immediato e altri 620 soggetti dovevano sacrificarsi rimanendo in cassa integrazione in deroga nella totalità ministeriale. L’importante era che entrambi i lavoratori, chi contrattualizzato e chi momentaneamente fuori, prendessero lo stesso trattamento reddituale. Il grande mosaico da più di due anni costruito dal Sindaco per questa vertenza, ma qualche pezzo non vuole incastrarsi nel modo perfetto. Mai poteva o potevamo pensare che fosse bloccata la Cigd, per la mancanza di un decreto della regione, visto che il governo nazionale ha bloccato tutte le pratiche per il 2015, per tutte le mobilità e qualsiasi altro sostegno al reddito per tutti i siciliani. Ci troviamo adesso con colleghi che già sono contrattualizzati e con il primo stipendio par time preso e altri che non hanno preso nulla e chissà quando vedranno i primi soldi. Il pericolo di avere una cassa integrazione non lavorativa si avvicina sempre di più, di solito data in unica soluzione. Se sarà così i lavoratori non potranno svolgere i loro servizi, con un danno per l’individuo e per la città. Tutte le aree del Comune di Palermo stanno facendo i salti mortali per adempiere lo svolgimento dei carichi di lavoro con le unità a disposizione. Non può funzionare così un’azienda, non solo con ore ridotte come da contratto, ma anche con personale ridottissimo, anziani, invalidi, perché i giovani per l’80% sono fuori. Ieri sera, dopo una convocazione in cui sono state trattate molte ipotesi per il rientro prima di giugno, il Sindaco è stato categorico nel suo no. Entreranno a giugno. Lui è sicuro che il decreto sarà disponibile dalla prossima settimana. Ho i miei dubbi. Non si può più aspettare, è da 50 giorni che non si percepisce più un reddito, ci sono gravità economiche non di poco rilievo, il primo cittadino sa che da due anni e mezzo siamo destinatari di ammortizzatore sociale e non di stipendio. Nella prossima convocazione chiediamo chiarezza”.


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