Villa Sofia, il medico aggredito: | "Siamo in pericolo, ma non mollo" - Live Sicilia

Villa Sofia, il medico aggredito: | “Siamo in pericolo, ma non mollo”

Villa Sofia

Un altro episodio di violenza negli ospedali. Parla la vittima. E altri raccontano che...

Le aggressioni
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PALERMO- Sei un medico ospedaliero. Hai i capelli bianchi e sei stato l’angelo del dolore di tanti. Hai visto morire le persone, sei tornato a casa, ogni volta, con un pezzo di te che se n’era andato con il tuo ultimo paziente. Ma continui, perché ami il tuo lavoro. Oppure, quei capelli bianchi raccontano che non ne puoi più. Che prenderesti a schiaffi Ippocrate per la rabbia. Perché tutto finisce: anche la passione e la pazienza, se il troppo è troppo. Oppure sei un giovane che inizia adesso. Pensavi che fosse sanità, invece è la terza guerra mondiale.

Comunque sei un medico ospedaliero. Per questo sai che, ogni benedetta giornata, non saranno sufficienti alla tua pena la scarsità del personale, la penuria dei mezzi. No, c’è il bonus: in qualunque momento, da una porta chiusa che si apre, potrà entrare qualcuno che ha deciso che tu sei il nemico e farti del male.

L’ultima notizia di una violenza, denunciata dal sindacato Cimo, arriva da Villa Sofia. La nota è la descrizione di una battaglia in calce a una risonanza magnetica: “Questa volta a farne le spese sono stati un medico radiologo e una donna, tecnico di radiologia medica, insultati e strattonati da un vero e proprio esercito di parenti inferociti di un paziente. Una ventina di persone è riuscita ad introdursi nei locali della UOC di Radiologia dove è ubicata la sala di Risonanza Magnetica, locali privi di sistemi di videosorveglianza e ai quali si riesce purtroppo ad accedere fin troppo facilmente, mancando accessi di sicurezza”.

Lui, il medico che se l’è vista brutta, uno degli eroi di Villa Sofia e della sanità pubblica, racconta: “Purtroppo siamo quasi rassegnati. Parliamo con la dirigenza, la dirigenza parla con chi deve parlare… e si continua come sempre, non cambia nulla: è sconfortante. Magari uno chiama gli addetti alla sicurezza e capisci che hanno paura, che aspettano le forze dell’ordine. Gli assalti del branco accadono continuamente, anche se per me è stata la prima esperienza. Ci guardiamo le spalle, per quanto è possibile, lavoriamo sempre in pericolo con uno stress pesante. Ma io non mollo, la passione per quello che faccio è intatta”.

Sei un medico, o un infermiere, o un operatore del 118 e ti chiedi: perché devo sopportare questo inferno? Aggiunge il suo racconto un camice bianco che qualche primavera travagliata l’ha vissuta, eppure non molla neanche lui: “Sì, siamo come in trincea. Ecco perché i dottori scappano, se possono. E quelli che restano sono come un filo che prima o poi si spezza. Infatti, si ammalano”.

Un’altra dottoressa racconta la sua esperienza di terrore: “Durante il turno ho ricevuto un codice rosso: un dolore toracico in una persona cardiopatica.  Era già stata in un altro ospedale e aveva rifiutato l’osservazione, ora chiedeva di essere ricoverata per eseguire gli stessi accertamenti. Mi sono accorta che la situazione clinica tendeva a diventare critica e ho deciso di far vedere la paziente al cardiologo, spiegando alla famiglia che anche il nostro ospedale non aveva posto e che, esclusa l’urgenza, anche noi avremmo proposto alla paziente l’osservazione. La famiglia pretendeva che io ricoverassi subito la parente, io non avevo neanche un ausiliario che la accompagnasse in cardiologia per un consulto. Risultato? Io spingevo la barella con la signora a bordo, in quel momento sono stata aggredita”.

Angelo Collodoro, vicesegretario Cimo, è comprensibilmente una furia: “Perché non si risolve il problema? Perché non interessa a nessuno e potrei pure dirlo con una formula più cruda. Ci sono solo proclami e annunci dei vari assessori che si susseguono. E’ chiaro che i medici sono depressi. Si lavora in uno scenario da pazzi, sotto organico. Siamo figli di un dio minore. Intanto, l’Asp in una nota ci ha comunicato che il metronotte serve soprattutto per difendere il ‘patrimonio’ e che la salvaguardia delle persone è compito degli organi dello Stato”.

Solo pochi giorni fa, la brutalità era esplosa al’ospedale ‘Ingrassia’. A farne le spese due ginecologi.

E tu, dottore che stai ‘montando’ e che hai lasciato la famiglia con la commozione di un guerriero che va a combattere, come stai? Quale giornata ti aspetta? Non lo sai, ma lo scoprirai presto. Nel frattempo, indossi un camice bianco, anche se prenderesti a schiaffi Ippocrate. Ma continui e vai avanti lo stesso. Tu non molli. Perché sei un medico.

 

 

 

 

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