PALERMO – E alla fine, i ballottaggi confermano la tendenza già vista al primo turno. E cioè la voglia di cambiamento dell’elettorato siciliano. Che un po’ dappertutto manifesta scelte di rottura rispetto al recente passato. E se già al primo turno il centrodestra era stato spazzato via dalla scena dei ballottaggi delle quattro città principali, adesso tocca al centrosinistra, che aveva sorriso, e parecchio, due settimane fa, uscire un po’ ridimensionato. Dopo la vittoria di Bianco a Catania, sulla quale ha pesato molto la bocciatura dei catanesi della lunga stagione di governo del centrodestra, il centrosinistra porta a casa anche il comune di Siracusa, con il renziano Giancarlo Garozzo, strappando anche in questo caso la città al dominio del centrodestra, dilaniato da faide interne, e conquista anche altri Comuni importanti in provincia. Eppure, patisce una sconfitta clamorosa a Messina, dove il successo al primo turno era stato mancato per una manciata di voti.
La vittoria del “No Ponte” Renato Accorinti è senz’altro la sorpresa più clamorosa di questa tornata di amministrative. E arriva proprio a Messina, la città del campione di preferenze del Pd Francantonio Genovese e del ministro Gianpiero D’Alia dell’Udc. Sullo Stretto, i partiti – forse proprio per la forza della nomenclatura e per la sua immagine di apparato in continuità col passato – crollano e si sente ancora l’onda lunga delle regionali, quando lo tsunami grillino travolse tutto. Un successo clamoroso e inaspettato quello di Accorinti, che fa il paio, per il tipo di istanze rappresentate dall’outsider diventato sindaco di Messina, con quello a Ragusa di Federico Piccitto, che marca il punto della rivincita dei 5 Stelle dopo il deludente primo turno. Nella città iblea il centrosinistra si presentava con facce che davano un’idea di continuità con il recente passato e con l’amministrazione di centrodestra che ha gestito Ragusa negli ultimi anni. E pare avere pagato per intero questo tipo di scelta, visto che Cosentini è rimasto inchiodato ai numeri del primo turno, malgrado il sostegno annunciato (che è parso, col senno di poi, un po’ il bacio della morte) dal centrodestra uscito di scena due settimane fa.
Beppe Lumia, commentando il voto, non ha perso tempo a rimarcare che a Ragusa e Messina “hanno prevalso dei candidati espressione di una cultura progressista affine a quella del presidente Crocetta e al ‘modello Sicilia’”. Chissà cosa ne pensano i suoi compagni di partito. Lo scopriremo presto, visto che il dibattito interno al Pd in vista del congresso probabilmente monopolizzerà lo scenario politico siciliano nelle prossime settimane. Magari in attesa che l’Ars batta un colpo, sbloccando lo stallo che è seguito all’approvazione della Finanziaria, e torni a discutere e votare qualche legge nell’interesse dei siciliani. Che da un anno, ormai, non perdono occasione alle urne (quelli che ancora ci vanno, visto il dato deprimente dell’affluenza ai ballottaggi) per mandare a dire al Palazzo che è arrivata l’ora di cambiare musica.