PALERMO- Vincenzo Agostino ha gli occhi chiusi, la barba e i capelli lunghi. Il volto è sereno. In vita non ebbe riposo, per la ferita incurabile della fine violenta del figlio, Nino, della nuora, Ida, e del nipotino che lei portava in grembo.
La morte, sopraggiunta in una luminosa domenica palermitana, ha composto le sue spoglie con il sudario della pace che speriamo eterna. Ma sarebbe stato assai meglio conoscere tutta la verità e trovare le risposte su questa terra.
Le foto degli eroi
Dorme, Vincenzo, nella tenerezza friabile dei suoi ottantasette anni, pieni di lacrime e domande. Accanto al suo capo poggiato nel feretro, due foto che lo raccontano. Nino, figlio amatissimo e trucidato in quel tremendo Ottantanove. Augusta, moglie adoratissima e scomparsa, cinque anni fa.
Sulle pareti della cappella della caserma Lungaro, alcuni tra i veri eroi dell’antimafia. Ragazze e ragazzi tenaci, in uniforme, che spesso finiscono nella sciatta definizione ‘angeli custodi della scorta’. Avevano dei nomi che qui scriviamo per esteso: con Falcone se ne andarono Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. Con Borsellino perirono Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.
Le lacrime nella camera ardente
Arrivano in tanti, per l’ultimo omaggio. Ecco Antonino Vullo, autista del giudice Borsellino e sopravvissuto. “La vita passa – dice – diventiamo anziani e pure noi ce ne andremo senza conoscere la verità”.
C’è il giudice Leonardo Guarnotta che ha combattuto la sua valorosa battaglia: “La barba bianca di Vincenzo è stata per noi il simbolo della lotta alla mafia, viene in mente questo e il fatto di non avere essere riusciti a smascherare i responsabili di quella mattanza, nonostante gli sforzi”. Passa per un omaggio il presidente Schifani.
I familiari sono raccolti nella camera ardente che, per richiesta esplicita, viene risparmiata dalle foto. Ci sono le figlie che abbracciano don Luigi Ciotti. C’è Nino, il nipote di Vincenzo, anche lui amatissimo. “Il nonno non è riuscito ad avere la giustizia per cui ha lottato per tutti questi anni – dice -. Non immaginavano di doverlo seppellire ancora con la barba e i capelli lunghi”.
I funerali in Cattedrale
Domani mattina, i funerali saranno celebrati alle undici in Cattedrale. “Sin dal mio arrivo a Palermo ho stretto un rapporto di amicizia e di reciproca stima con Vincenzo e Augusta Agostino, attratto dalla loro indefettibile rettitudine umana e dalla sobrietà della loro salda fede – ricorda l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice -. La sua ricerca della verità è stata condivisa da tutti coloro che ogni giorno si impegnano a resistere alla tracotanza e alla violenza del menzognero potere mafioso”.
Vincenzo Agostino è morto dopo ottantasette anni di vita, di cui più di trenta passati alla ricerca della verità. Ha sopportato un indicibile lutto e le ombre successive. Lui ha combattuto a mani nude, con il suo coraggio di padre, la battaglia di tutti.