PALERMO – Nello Musumeci ce l’ha fatta, trainato dalle sue liste. Giancarlo Cancelleri, nonostante un voto disgiunto da record a suo favore, non è riuscito a fermare il candidato del redivivo centrodestra. Quella che fu un’invincibile armata in Sicilia torna al potere con un frontrunner nuovo attorno al quale si è ricompattata la classe dirigente degli anni che furono. Alla sinistra è rimasto un ruolo da spettatrice, con gli elettori dell’area che, sembrerebbe, si sono spostati sul candidato grillino per battere i rivali di sempre, ma senza successo.
Chi sono dunque i vincitori e i vinti di questa tornata elettorale?
I vincitori
Il primo, difficile negarlo, è Gianfranco Miccichè. Ha detto di aver fatto un miracolo. E in effetti, se si pensa a come stava il centrodestra siciliano solo un anno fa, oggi il ritorno al potere ha davvero del miracoloso. Il commissario di Forza Italia si è battuto per l’unità di una coalizione sempre sull’orlo di una crisi di nervi, ed è riuscito a portare a casa il risultato. L’abbondanza di liste e di candidati è stata l’arma in più di Musumeci. E alla fine, i candidati chiacchierati, i famosi impresentabili, hanno portato voti pesantissimi, così come i transfughi dell’ultima ora, in una sfida decisa per pochi punti percentuali. Non è un caso che Musumeci abbia costruito buona parte del suo successo proprio a Messina, la terra di Francantonio Genovese. Fortemente voluto da Miccichè in Forza Italia. Da quelle parti Cancelleri è stato doppiato.
Vince, ovviamente, Nello Musumeci. La sua ostinazione alla fine è stata premiata. Dopo due sconfitte e mezza (la mezza per interposta persona con il suo pupillo Ruggero Razza) il politico catanese alla fine l’ha spuntata e approda a Palazzo d’Orleans. Anche se per vincere il prezzo da pagare è stato imbarcare transfughi dell’ultima ora e qualche impresentabile, anche se la coalizione che lo sostiene è apparsa a volte una pentola a pressione pronta a esplodere. Quello che contava era la vittoria e la vittoria è arrivata, alla fine dei conti in modo anche netto (circa 5 i punti di distacco) grazie alle liste e grazie al suo carisma. Ora il presidente galantuomo dovrà governare e provare, come ha detto ieri sera, a cambiare la Sicilia. In bocca al lupo.
Ma vince anche la vecchia guardia. Che resiste. Eccome. Quel che restava dei tempi andati dell’era di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo si era organizzato in un’unica lista: l’ex assessore Roberto Lagalla, Saverio Romano con i suoi (ma senza Cuffaro), i lombardiani con l’ex governatore catanese molto attivo. Missione compiuta: lo sbarramento è stato abbondantemente superato. E il contributo alla causa di Musumeci è stato decisivo. Così come quello dell’Udc di Cesa, che ha puntato su tanti cavalli di ritorno, superando comodamente lo sbarramento.
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L’elenco si apre con Angelino Alfano. Il ministro ha scelto il centrosinistra. Gli è andata male. I suoi lo hanno abbandonato in massa, lo stesso hanno fatto quelli del compagno di strada Giampiero D’Alia. Il risultato è che i “centristi” cespuglio dl Pd hanno fatto un botto e sono rimasti fuori dall’Ars. Un disastro, anche in vista delle Politiche.
Poi c’è Leoluca Orlando. Ha voluto lui la candidatura di Fabrizio Micari, sognava di diventare il deus ex machina del nuovo centrosinistra. Ne è uscito a pezzi. Anche la sua lista dei sindaci si è rivelata presto un bluff. L’ennesima delusione quando il Professore s’avventura fuori dalle mura cittadine.
E di certo c’è il Pd. Per il Partito democratico la sconfitta non è quella della lista, che non è andata male. Ma del progetto politico. Assente. Che ha partorito la candidatura last minute del rettore Fabrizio Micari, lanciato allo sbaraglio. È il culmine di un quinquennio di pasticci e improvvisazione. Il disastro di un partito acefalo, dilaniato dagli screzi e dai veti delle correnti. E difficilmente sarebbe potuta finire in un altro modo.
I grillini
No, non c’è un errore. I pentastellati meritano una casella a parte. Qualche media nazionale forse racconterà della loro debacle, ma i numeri sono numeri. E malgrado la sconfitta, il risultato del Movimento è comunque significativo. Il M5S, che è abbondantemente il primo partito di Sicilia (come da previsioni), stacca nettamente Forza Italia e Pd. Il dato di Cancelleri, poi, è ancora più clamoroso, con un voto disgiunto gigantesco a suo favore. Un consenso costruito con una sola lista contro le cinque, colme di pezzi da novanta portatori di voti, di Musumeci. Certo, un anno fa sembrava fatta per i 5 Stelle, ma poi la destra è tornata compatta. Ed è arrivata la sconfitta. Ma non la disfatta. Ai grillini restano i comodi posti dell’opposizione, senza le rogne del governo.