Violenta grandine sui pistacchieti |Raccolto distrutto, danni alle piante - Live Sicilia

Violenta grandine sui pistacchieti |Raccolto distrutto, danni alle piante

Chicchi di grandine grandi quanto i frutti che a partire da fine agosto, a maturazione completata, sarebbero stati raccolti dopo “due anni di sacrifici”, come si legge nei numerosi post che su Facebook accompagnano foto di desolante distruzione. Interviene anche il presidente Crocetta.

BRONTE – Gli agricoltori brontesi sembrano proprio non avere pace. Dopo le due esondazioni del Simeto di febbraio e marzo, che hanno distrutto interi frutteti, stavolta è toccato ai produttori di pistacchio. Una violenta grandinata si è abbattuta ieri nel primo pomeriggio sui pistacchieti che corrono lungo la statale 284. 10 le contrade coinvolte: Passo Zingaro, Galluzzo, Quattro Miglia, Tre Miglia, Rivolita, Cipollazzo, Rizzonito, Rocca Tufano, Roccarello, Carba e Triporanello.

Chicchi di grandine grandi quanto i frutti che a partire da fine agosto, a maturazione completata, sarebbero stati raccolti dopo “due anni di sacrifici”, come si legge nei numerosi post che su Facebook accompagnano foto di desolante distruzione. Scenari autunnali, se non addirittura invernali, che già nei giorni scorsi, con i puntuali acquazzoni pomeridiani, non lasciavano presagire un’estate alle porte. Eppure anche la pioggia che ieri, come di consueto, si è affacciata in paese nel primo pomeriggio non lasciava prevedere la violenta grandinata che nello stesso momento si stava abbattendo sulle campagne vicine.

Un’annata che prometteva di essere tra le più ricche andata distrutta, terreni ricoperti interamente da manti di frutti non ancora maturi a cui si alternano chicchi di ghiaccio di pari misura. A risentirne sarà di certo un’economia che molto conta sul prezioso frutto per il quale necessitano ben due anni di lavoro prima di essere raccolto. Ma le ripercussioni negative non saranno solo a breve termine. La violenza e le grandezza dei chicchi hanno infatti danneggiato anche le piante, soprattutto quelle più giovani destinate tra altri due anni a dare anch’esse i primi frutti.

Di fronte all’emergenza il sindaco, Pino Firrarello, ha convocato in mattinata l’ufficio Agricoltura e ha inviato al presidente della Regione siciliana, al Prefetto di Catania, all’Assessorato delle Risorse agricole, all’Agenzia delle Entrate e a tutti i servizi tecnici regionali e provinciali al servizio dell’agricoltura un telegramma esplicito in cui, come si legge in una nota, ha scritto: “Sui pistacchieti delle contrade di Bronte si è abbattuto un violento fenomeno temporalesco con una fortissima grandinata che ha distrutto parte della preziosa produzione di pistacchio. In particolare nella contrade Passo Zingaro, Galluzzo, Quattro Miglia, Tre Miglia, Rivolita, Cipollazzo, Rizzonito, Rocca Tufano, Roccarello, Carba e Triporanello le produzioni sono andate abbondantemente distrutte. Da una prima stima il 50% della produzione nell’intero territorio brontese è andata perduta. Si chiede pertanto il riconoscimento dello stato di calamità naturale ai sensi delle vigenti normative”. Convocata invece nel pomeriggio una riunione a cui hanno preso parte i produttori. A loro è stato chiesto di presentare personalmente opportuna richiesta di riconoscimento di calamità naturale. Nei prossimi giorni le condizioni meteo dovrebbero però migliorare e l’augurio tra i coltivatori è che il raccolto ancora incolume possa giungere a maturazione senza altre “sorprese”.

Il presidente Crocetta, nell’esprimere la propria solidarietà ai coltivatori di Bronte per i danni subiti dai pistacchieti a causa della grandinata che ha colpito la città, dichiara di aver già sentito l’assessore all’Agricoltura Caleca per avviare immediatamente la verifica delle zone interessate e l’accertamento dei danni. “Tale verifica è necessaria, – aggiunge – Crocetta – per la dichiarazione dello stato di calamità. Il governo vuole manifestare piena solidarietà nei confronti degli agricoltori che – conclude il presidente – hanno visto sfumare all’improvviso i sacrifici di due anni di lavoro”.

 


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