“Il corteo di ieri è partito bene, dall’università, era ricco di colori e dei soliti slogan, belli e creativi. Io, insieme ad altri colleghi ero lì a sfilare al fianco dei ragazzi contro la riforma Gelmini”. Comincia così il racconto di Andrea Cozzo, ricercatore universitario, che proprio presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo insegna greco e, fino a poco tempo fa, pratica della nonviolenza. Andrea Cozzo era lì, davanti palazzo d’Orleans. Ha capito subito che di lì a breve si sarebbe arrivati allo scontro. Ha provato a mettersi in mezzo, a far ragionare i ragazzi, a dialogare con loro. Invece è stato travolto dalla carica, buttato a terra, letteralmente pestato dalle scarpe degli studenti che si lanciavano contro la polizia. Oggi è tornato in Aula a fare lezione ai suoi ragazzi. Qualche linea di febbre durante la notte. E il respiro affannato “spero non si tratti di una frattura – dice a Live Sicilia – ma sento forti dolori al costato”.
“Quando siamo arrivati davanti a palazzo d’Orleans – racconta – i ragazzi si sono posizionati davanti ai poliziotti. Io ho intravisto uno spiraglio di dialogo perché un manifestante dal megafono diceva agli agenti di lasciarli passare ‘non ce l’abbiamo con voi’, lasciateci passare”. Ovviamente quella di cercare di sfondare il portone sprangato di palazzo d’Orleans – racconta ancora Cozzo – era una cosa che non aveva alcun senso. In più le forze dell’ordine non hanno cercato in alcun modo di provocare, al contrario stavano con gli scudi abbassati e le visiere dei caschi sollevate. Quando mi sono avvicinato ai ragazzi per suggerire la via del dialogo, piuttosto che della violenza, il giovane col megafono mi ha liquidato con un ‘si tolga di mezzo’. Da lì è stato il caos, sono stato travolto, buttato a terra, fisicamente calpestato. Sono finito dalla parte dei poliziotti, provando a scansarmi. E mi sono piovute addosso arance e bottiglie di plastica. Qualcuno, a dirla tutta, ha anche lanciato una bottiglia di vetro che è arrivata a non più di 30 centimetri da noi. Gli agenti, almeno, erano in tenuta antisommossa, avevano caschi e scudi. Ma se quella bottiglia avesse colpito me o le due giornaliste che mi stavano accanto, sarebbe finita davvero male”.
Andrea Cozzo, si diceva, oggi è tornato in aula, seppur dolorante. Nei dieci minuti che dedica al cronista durante la pausa, prima di riprendere la lezione, conclude il suo racconto rivolgendosi proprio ai ragazzi degli scontri di ieri. “Io non sono uno che dice che la polizia ha sempre ragione, ma non si può neanche dire che i manifestanti abbiano sempre ragione. Quelle di ieri erano pratiche di tipo fascista, che vanno contrastate. Ho affisso un volantino per tutta la facoltà, appellandomi a loro, in un tentativo di dialogo. Chissà se almeno qualcuno risponderà”.